Pedalo nella valle del Mù Cang Chài, risalgo il torrente. Da quando ho lasciato Sapa, non c’è più traccia di turisti, ma all’improvviso un viaggiatore in moto mi supera senza fermarsi. Lo incrocerò più avanti, è Julien, ci fermiamo per due chiacchiere mentre la giornata volge al termine. Ci accampiamo insieme su un terreno di una famiglia che dorme sotto lo stesso tetto con i loro maiali ; stavolta abbiamo chiesto il permesso e la ragazza tutta fiera ci ha risposto “YES”. Nel frattempo giunge un ragazzo tutto ubriaco, ci invita a mangiare con lui, sembra che si sia particolarmente “affezionato” a Julien. Non sono l’unica ad essere felice di non dormire sola stasera! Julien vive in Francia in un contesto magnifico, gestisce l’Hostellerie la Manescale che gode di una vista sul monte Ventoux e delizia i suoi clienti con piatti squisiti dal momento che fa il cuoco. Mi addormento sognando la cucina francese e di condurre una vita calma di campagna al mio rientro.
La sera, stanca, mi fermo in un piccolo villaggio, Dong Thi Ton accetta di ospitarmi. Condivido il pane che mi resta con i suoi figli e i vicini che mi osservano curiosi. La sua casa, in effetti, è un capannone con il tetto in lamiera. Scalda l’acqua accendendo della legna, prepara un bagno caldo per il marito in una vasca e poi di nuovo anche per me. Poi cucina approfittando del focolare già avviato. Il marito esce, ceniamo tutte e due assieme ai figli, serve del liquido trasparente in dei bicchierini...è l’alcool di riso! Ho l’impressione che siamo due vecchie amiche che si rivedono e bevono per festeggiare all’incontro. Le mostro le foto del viaggio ; non parliamo la stessa lingua, ma ce la ridiamo quando caccia fuori i suoi abiti tradizionali per farmeli provare dopo avermi visto con quelli di Hmong. Dong Thi Ton, se ho capito bene, è dell’etnia Dao. Durante la serata dei vicini passano per comprare dell’alcool di riso che lei stesso produce.
A Van Chan, la cartina segna delle sorgenti di acqua calda, cerco disperatamente un cartello turistico, un complesso termale, niente! Domando “Suoi Khoang Bàn Hoc?”, mi indicano un grosso buco nella terra da dove effettivamente esalano dei vapori. Ottimo! Immergo immediatamente i miei stanchi polpacci…auhh, è calda, brucia!! La mia pelle è rossa, mi sono scottata, risultato? Non posso più farmi il bagno, sono entrata dal lato sbagliato del laghetto. Un vietnamita mi dirà più tardi che è possibile cucinarci delle uova! Verso le 17h, la gente del paesino affluisce per lavarsi, dei bufali passano non molto lontano, le nuvole si raccolgono sulle cime delle montagne intorno, ora che inizia a piovere i bagnanti si coprono con i loro cappelli appuntiti.
Una sera, scendo per un cammino che porta ad una casa circondata da piantagioni di canna da zucchero e piante di tè, spero di trovare rifugio nel giardino per la notte. La famiglia che vive là mi dà il permesso di mettere la tenda, ma appena sistematami, il marito viene a cercarmi e mi mostra la casa: come mai, non vogliono che dormi fuori all’umidità e in balia delle zanzare? Ouynh e i suoi genitori Binh e Toanh mi preparano un letto, mi offrono dei bastoncini di canna da zucchero di loro produzione e mi invitano per la cena (accompagnata da bicchierini di alcool di riso al miele) mentre condividiamo il tutto standocene seduti a terra su di una stuoia. La serata si conclude sdraiati su un grande divano di legno scolpito ad assaporare il tè del loro giardino.
Tiphaine