“If you can walk you can dance...” recita una scritta appoggiata all’ingresso. Se puoi camminare puoi ballare e se puoi sognarlo allora puoi anche realizzarlo. È così che, dal sogno di Michael, belga e Moabi, portoghese, nasce Tribodar, uno spazio di appredimento non formale su più livelli:
- Sociale
- Vita di comunità
- Crescita personale
- Coscienza ecologica e sostenibilità
Siamo ad un paio di chilometri da Nisa, nell’entroterra del Portogallo, e qui comprare un terreno non è caro, parliamo di circa €4.000 all’ettaro. Facciamo subito la conoscenza di uno dei membri di vecchia data, Gennaro, napoletano, è architetto ed è appasionato di costruzioni naturali. Proprio qualche giorno fa hanno finito di costruire l’ossatura di un’abitazione con tetto reciproco. Una tecnica in cui le travi si autosostengono tra loro. Affascinante! Durante la nostra permanenza contribuiremo principalmente raccogliendo, pulendo e inchiodando delle canne sul tetto.
| Ma il dlin dlin non è l’unico suono, dei lunghi “ihhh ohhhh” si ripetono durante la giornta. È l’asinello, che insieme ai due inseparabili gattini, sono gli unici animali di Tribodar. È un cucciolo e necessita di compagnia. Tra tutti i volontari, cibo e carezze di certo non gli mancano. |
L’assortimento di nazionalità è sorprendente: scozzesi, canadesi, francesi, inglesi, olandesi, italiani e chi ne ha più ne metta. È divertente vedere come oguno si improvvisa cuoco per un giorno, ovviamente quando è un italiano a cucinare, è tutta un’altra storia! J
Per info: a breve (Settembre/Ottobre) sono in programma costruzioni di casette con tetto reciproco, quindi, chiunque fosse interessato ad apprendere questa tecnica è il benvenuto. Per contatti: https://tribodar.com/en/contact
Prima di andare via, Gennaro, con forbici alla mano, e con molta pazienza, soddisfa una dei clienti più difficili dal barbiere: Marco. Un taglio qui e un taglio là e la testa riesce di nuovo a sentire il vento che passa tra i capelli. A Tribodar una cosa è certa, nonostante ci sia un’organizzazione di base, qui non ci sarà mai nessuno che verrà a dirti cosa fare, tutto parte da te, tutto è semplicemente spontaneo. |
Intervista ai membri di tribodar
Moabi: Tribodar è iniziato con un sogno. Io e Michael abbiamo ragionato a lungo sulle cose che ci piacciano e non. Dalle nostre conversazioni è emerso un punto fondamentale per entrambi, ossia che il sistema attuale di educazione si basa poco sullo sviluppo individuale della persona e ciò che lo rende felice. Questo ci ha dato la forza di creare un luogo in cui ognuno abbia la possibilità di imparare in un modo diverso.
Michael: È l’inizio di una comunità e un centro d’apprendimento. Alcuni sono alla ricerca di modi di vivere sostenibili, altri vengono per vedere ed impare ciò che facciamo. C’è chi viene per una settimana o due, chi per un mese, chi ci rimane. Questo costante movimento influisce molto sulla vita di comunità. Oggi siamo strutturati in modo che una persona nuova che arriva, anche se rimane per un breve periodo, possa velocemente capire come funziona, inserirsi e dare il suo contributo.
Michael: Sono cresciuto in un contesto abbastanza alternativo. Mia madre è un insegnante Steineriana e mio padre uno psichiatra convertito alla medicina alternativa e all’educazione spontanea. Credo di essere cresciuto con un gran senso di libertà che mi ha fatto realizzare che c’è assolutamente bisogno di un nuovo modo di fare la scuola. Uno dei motivi per i quali le persone si sentono bloccate nelle loro vite è perchè ci sono delle condizioni non dette che fanno credere che non si è liberi di scegliere la propria strada. Sin da bambino sei abituato a dover stare seduto, zitto e fare ciò che l’insegnante ti dice. Si cresce, ed è lo stesso all’università, infine entri nel mondo del lavoro e ancora una volta finisci col fare quello che il tuo capo ti dice di fare. Se non c’è nessuno che ti dice di fare diversamente allora non lo fai, ma soprattutto non sei preparato per farlo. Hai paura e ti blocchi. Per me era chiaro che avrei scelto un’altra via e già venti anni fa pensavo ad una soluzione che mi permettesse di non essere vincolato alle logiche della società moderna e così alla fine sono arrivato al concetto di comunità.
Gennaro: Qualche anno fa abitavo a Napoli e conducevo una vita del tutto comune. Ho una laurea in architettura e lavoravo tutto il giorno in ufficio per una grossa azienda che costruisce infrastrutture pubbliche. Non ero per niente soddisfatto e quindi ho lasciato il lavoro e sono partito per il Sud America. Un lungo viaggio che mi ha cambiato la vita. Mi capitò di partecipare ad un progetto di Permacultura in cui ho scoperto e studiato diversi tipi di costruzioni naturali. Da qui è nata la mia passione per questo tipo di costruzioni. Al termine del viaggio, con un amico d’infanzia, siamo venuti in Portogallo e ci siamo fermati a Tribodar. Qui ho avuto la possibilità di provare e sperimentare ed è così che oggi mi sono specializzato in costruzioni con legni tondi.
Elena: Vivevo a Berlino e una mia amica stava pensando di trasferirsi in Portogallo e unirsi a qualche ecovillaggio. La cosa mi ha incuriosito e ho deciso di accompagnarla, così solo per un mese. Berlino è fredda e l’idea di un po’ di caldo non mi dispiaceva. Sono arrivata a Gennaio e dopo un paio di giorni ho pensato: “questo è il mio posto”. Così,nancora prima di ripartire, avevo già acquistato il biglietto per ritornare ad Aprile, ed eccomi quà!
Moabi: Prima di tutto consiglierei di iniziare un qualsiasi progetto con un gruppo di amici e comunque in almeno cinque persone. Noi eravamo in due e con un bambino. È stata una bella prova. Inoltre è fondamentale, se si è un gruppo, che le idee e la visione siano ben chiare in modo che tutti remino nella stessa direzione.
Michael: Sicuramente una cosa che mi sento di consigliare è di non iniziare immediatamente un nuovo progetto , ma darsi il tempo di guardarsi intorno per conoscerne altri. In questo modo si ha la possibilità di:
- Valutare se unirsi a qualche progetto esistente o meno. Partire da zero è molto duro, soprattutto all’inizio, inoltre c’è troppa gente che vuole cominciare il proprio progetto e pochissimi che vogliono unirsi ad uno esistente. Se tutti facessero così non ci sarebbero più comunità ma solo tanta gente che vorrebbe crearne una.
- Imparare da altre realtà cosa ci piace e cosa non ci piace. Iniziare un ecovillaggio è un po’ come reinventare un nuovo mondo sotto diversi aspetti, quello sociale, economico, alimentare, edilizio, gestione dell’acqua e tanti altri. Sono tutte dinamiche abbastanza complesse già di per sè ed è quindi fondamentale fare dell’esperienza in tal senso per non ritrovarsi completamente spaesati.
Quali sono i progetti futuri di Tribodar?
Uno dei più grandi progetti è quello di iniziare una “scuola democratica” ossia una scuola in cui i bambini e gli adulti possano imparare senza un programma predifinito. Guidati dai propri interessi piuttosto che da delle materie imposte, in completa libertà. Oggi sperimentiamo una sorta di educazione informale che si basa semplicemente sulla spontaneità.
Contemporaneamente vorremmo sviluppare una comunità su un’altro terreno qui vicino di nostra proprietà. Un posto in cui le persone possano vivere in armonia con la natura, ma soprattutto un’area più riservata in modo che i membri permanenti non debbano vivere nello stesso luogo in cui c’è il centro d’apprendimento.
Infine vorremo sviluppare Tribojam, un festival che vede quest’anno la sua seconda edizione. Si tratta di un evento con dei nuovi concetti. Ad esempio non ci sono gruppi ingaggiati per suonare, ma tutta la musica è improvvisata. Inoltre proponiamo una serie di workshop sulla sostenibilità ambientale, libera educazione, crescita personale e così via.