Il video della traversata del Mar Caspio con nave cargo: https://youtu.be/I0H-dTF_6fk 15 Luglio 2015 18h : Porto di Alat a 70km a sud di Baku. Controllo dei passaporti, timbro d'uscita dalla Repubblica dell'Azerbaigian 18h30 : «benvenuti a bordo del Qarabağ !», un uomo con la camicia aperta si dirige verso di noi e ci prende i passaporti. Sistemiamo le bici affianco ai vagoni già imbarcati. 19h : Buona notizia, abbiamo una cabina con un letto ciasciuno. Secondo le informazioni di altri viaggiatori non è sempre così, dipende dalla compagnia, è un po' come la lotteria. Condividiamo la cabina con John e Ginevra, i ciclisti inglesi con i quali abbiamo pedalato da Seki a Baku. Per avere una camera privata con doccia capiamo subito che l'ufficiale vuole dei dollari...per la sua tasca ! Ci avevano avvisato, a bordo ognuno prova ad arrotondare come può. 21h : Cacciamo fuori la cena dalle nostre scatole (secondo le nostre fonti i pasti e l'acqua potabile a bordo non sono sempre forniti durante la traversata, dipende sempre dalla compagnia cargo). Marco ha comprato del cibo in gran quatità prima di patire, non si sa mai. Uno dei membri dell'equipaggio ci informa : « i pasti sono serviti tre volte al giorno per tutti, non c'è bisogno di pagare di più » Marco : « benissimo, a che ora è il servizio » Marinaio : « abbiamo appena finito di cenare » Marco : « Ah, e non potevate dircelo ? » Marinaio : « È un vostro problema » Marco, spontaneamente e scherzando : « fan***lo » 21h05 : Il ragazzo si innervosisce, gli altri marinai fanno segno a Marco che quella parola non andava detta...dico a Marco che anche se era per scherzare e che il ragazzo non è simpatico, non era il caso...dobbiamo ancora restare molte ore forse giorni su questa nave, meglio trascorrerli in tranquillità onde evitare che ci buttino in mare lungo il tragitto. 21h08 : Ci servono dell'acqua gassata come per scusarsi di non averci detto nulla riguardo la cena e il capitano ci mostra la sala in cui si mangia e ci indica gli orari per i giorni a venire. 21h15 : Gli uomoni si sono calmati..alalala non vale la pena di innervosirsi per una questione di cibo ! 22h20 : Vado a coricarmi, siamo ancora al porto...e meno male che ci avevano stressato per partire alle 19h... 16 Luglio 2015 7h30 : Sveglia, siamo in mare, intravediamo la costa da lontano, una città...sembrerebbe Baku con le sue Flame Towers....Un marinaio ci informa : la nave si è fermata al riparo della baia di Baku. Forte vento e mare troppo agitato ci impediscono di prendere la direzione di Aktau. 8h : La donna che serve la colazione, Fatima, ci mostra i 10 manat che i camionisti gerogiani le hanno lasciato, ci fa segno di fare lo stesso...ci hanno detto che era tutto incluso...buon tentativo signora ! (le lasceremo i manat che ci retano quando lasceremo la nave) 9h : Leggo « Désert » di Le Clézio che Thomas, un cicloviaggiatore francese, mi ha dato in cambio di « Il cane di Mao » che è meglio non avere con sè visto che ci avviciniamo alla Cina. Thomas fa il cammino dall'altro senso (partito dallla Cina, rientra in Francia), l'abbiamo incontrato alla frontiera azero-georgiana e abbiamo passato la serata insieme scambiandoci consigli e cartine sulle rispettive strade che ci aspettano. 18h30 : Ginevra suona il violino e mi insegna la melodia del film Pulp Fiction sulla diamonica di John. 19h : Fatima viene ad ascoltare la musica che suoniamo, mi propone di restare a lavorare a bordo della nave con lei e di non scendere ad Aktau, si lamenta di avere troppo lavoro (a lei spettano le pulizie, la lavanderia e servire i pasti). Ci sono almeno una dozina di uomini dell'equipaggio e siamo 8 passeggeri. 21h : Magnifica la luce del tramonto su Baku. Per tutta la giornata la nave è rimasta ancorata...il vento non si placa. 17 Luglio 2015 8h00 : Questa mattina i motori girano, siamo finalmente partiti. 9h30 : Lettura sul ponte, una tazza di tè in mano, tranquilla, aria fresca sotto il cielo nuvoloso, cullata dal movimento dello scafo. 11h30 : Passiamo vicino alle piattaforme petrolifere, da lontano si intravede un'isola..sembra che ce ne sia una nel Caspio abitata solamente dagli impiegati della BP (British Petrolium) e dalle loro famiglie con tanto di scuola e negozi.... 12h30 : I due passeggeri azeri si lamentano del troppo parlare durante i pasti, ci fanno capire che, come era anche in Turchia, prima di mangia poi si parla. 13h : Provo a scrivere sul computer, ma l'ondeggiare della nave mi dà la nausea, mi stendo sul letto con la musica nelle orecchie. 14h : Niente all'orizzonte, solo mare... 15h30 : Faccio avanti e indietro sul ponte per sgranchirmi le gambe e stiracchiarmi un po', ma il sole batte forte questo pomeriggio. 17h : L'ingegnere meccanico della nave e Ginevra suonano in duo il violino e diamonica. 21h : Ci sono dei temporali questa sera, a qualche chilometro ad ovest piove ! Ci viene in mente la traversata Spagna-Sardegna in barca a vela quando facevamo i turni di notte...ma ci si sente meno vulnerabili a bordo di una nave cargo. Woow che spettacolo ! Dei lampi scuarciano l'intero orizzonte. Indosso la giacca impermeabile, trovo un angolino sul ponte nel buio della notte, guardo i raggi di luce che trafiggono il cielo. Impressionante, magnifico ! La pioggia si allontana o siamo noi che ci allontaniamo, è dietro di noi. 23h: Addormentandomi conto i giorni e calcolo quanto tempo avremo a disposizione per raggiungere la frontiera uzebeka da Aktau. 552Km da percorrere, il visto uzbeko comincia il 2 agosto e in Kazakhstan non possiamo rimanere più di 15 giorni senza visto. Metteremo piede su terra kazaka il 18 luglio probabilmente...luglio ha 31giorni...ooops dovremo passare la frontiera kazaka il primo agosto, ma potremo entrare in Uzbekistan solo il 2 agosto...una notte nella terra di nessuno tra le due frontiere sarà inevitabile. Nella fretta della disponibilità di una nave, non ci abbiamo pensato ! In realtà siamo molto fortunati che la nave porti un giorno di ritardo, altrimenti avremmo dovuto aspettare una notte e un giorno nel deserto senza punti d'acqua e senza ombra ! 18 Luglio 2015
7h30 : Terra ! Terra ! Là dove il sole alza si intravede una grande torre sulla costa kazaka, : Maika, il complesso industriale di desalinizzazione che fornisce acqua a tutta la regione. 9h : Dei palazzi all'orizzonte annunciano Aktau. Ci prepariamo ad immergerci in una nuova cultura, a scoprire un nuovo Paese, è sempre un momento di grande eccitazione ! Un'altra pagina del viaggio. In bici attraversiamo degli Stati che non avremmo mai pensato di andarci per una vacanza, e quindi non ne sappiamo pressoché nulla ! 11h : Ma tu guarda i motori si spengono...l'ancora tocca il fondo della baia di Aktau di fronte al porto...ci dobbiamo preparare per una nuova notte a bordo ? Potrebbe essere meglio che nel deserto alla frontiera kazaka-uzbeka ! Per noi qui è un gran lusso : doccia a disposizione, pasti serviti, corrente elettrica... 13 h : Nell'attesa ci divertiamo a prendere i panni del comandante nella cabina di pilotaggio tra radar, binocoli, pulsantini colorati e telefoni radio per parlare con le torrette di controllo. 16h : La nave si muove proprio ora che Ginevra e John improvvisavano un concertino per intrattenersi un po'. Lo scafo attende che si liberi un posto al porto. 18h : La nave accosta, un signorina della dogana accompagnata da due militari sale a bordo. Dobbiamo aspettare nella nostra cabina. 19h : Ci pongono tante domande, trovano strano che due persone di Paesi diversi possano viaggiare insieme. 19h40 : Il timbro kazako trova posto su una delle pagine vergini del nostro passaporto. Al posto di frontiera aspettono di imbarcarsi Juan e Daniela, una coppia argentina in viaggio da 6 anni in autostop in giro per il mondo. Che bello il loro messaggio : « eliminar la frontera más peligrosa es la que nosotros mismos creamos e inspirar a otros a amar el mundo e perseguir sus sueños» (marcandoelpolo) Una guardia lancia il conto alla rovescia : « 3, 2, 1...GO ! Benvenuti in Kazakhstan ! » la barra metallica si solleva, pedaliamo su suolo kazako ! Tiphaine Avvolte è curioso guardare le cose da vicino. Il primo giorno in Azerbaijan, ad esempio, mi sono imbattuto in questo insettino che salta come un grilletto e che dispone di un camouflage perfetto, ha una « coda » che lo fa confondere con il polline nell'aria. Poi ancora un altro insetto che in questo periodo dell'anno è ovunque. Ha un viso simpatico : il muso ricorda una scimmia, il pizzetto e la barba un uomo, il puntino arancione in mezzo alla fronte gli indiani e le labbra sottili e colorate quella di una donna , sembra che stia ridendo :) Oggi gran giornata di vento. Per gli ultimi 95km che ci separano dalla capitale non c'è nulla se non i pali elettrici che seguono le curve delle colline steppose. Il nero dell'asfalto si perde all'orizzonte mischiandosi con l'immenso azzuro del cielo e il mare di giallo di questo paesaggio desertico. Complici, io, Tiph, Ginevra e John, ci aiutiamo a vicenda pedalando uno dietro l'altro. A turno uno di noi va avanti come apri pista. Quando la strada lo permette ci mettiamo in formazione diagonale per rompere il vento che imponente arriva da nord. La monotonia della steppa viene improvvisamente spezzata. Una curva ed ecco che il blu del mar Caspio irrompe nel paesaggio. Insieme ad esso sorge dal nulla un grande agglomerato urbano: è Baku. Si, abbiamo visto bene, l'autostrada è l'unica entrata possibile, non c'è altra soluzione ! Questa città è davvero cara e vive una grossa sproporzione con il resto del Paese. Se lo stipendio medio è di 260euro al mese, come può un pacchetto di pasta da 400gr (che non porta nemmeno un marchio italiano) costare 4euro ? Per fortuna ci sono Eyup e Destan ad ospitarci. Sono entrambi turchi, lei architetto, lui ingegnere. Nonostante la giovane età e la florida carriera, hanno ben presto realizzato che il mondo è fatto d'altro e per approfittarne al meglio, a settembre, smonteranno baracca e burattini per una vita in sella ad una bicicletta. Sono gasatissimi e avere 4 cicloturisti in casa che stanno già realizzando il loro sogno (ospitano contemporaneamente anche Rob e Beccy, un'altra coppia di cicloturisti inglesi che viaggiavano ad un giorno da noi), è una grande emozione. La sera, quando rientrano a casa dal lavoro, culture e tradizioni di quattro Paesi diversi si mescolano e si materializzano sotto forma di pietanze intorno ad un tavolino sul piccolo balcone, i numerosi edifici che ci fanno da sfondo lasciano intravedere solo un lenzuolo di mare, la brezza rinfresca l'aria, si può di nuovo respirare.
Strade estremamente ordinate e pulite, grattacieli, alti palazzi specchiati, che promettono di esaudire qualsiasi desiderio in cambio di una vita dedicata al lavoro, non rappresentano la vera anima del popolo azero. Basta entrare in un qualsiasi palazzo per rendersi conto di ciò che nascondono le sfavillanti facciate. Ho l'impressione che da queste parti l'apparire conti più di tutto. Percepisco una mancanza di personalità, una sensazione di vuoto, come i palazzi che sono abitati solo al 40%, stando a ciò che ci riferisce Eyup che è del settore. Le auto qui hanno la priorità assoluta. Per evitare la minima interferenza al loro circolare, i pedoni sono costretti a salire e scendere ogni 100-200 metri per mezzo di sottopassi (Abbiamo provato ad attraversare una volta la strada bypassando il sottopassaggio, ma un poliziotto ci ha subito fermati e chiesto i passaporti...). Da qualche giorno, a quanto pare, perfino le biciclette non possono usufruire della strada. « Dovete andare sul marciappiede » ci indicano minacciosamente i poliziotti. Sono letteralmente ad ogni angolo, non c'è modo di farla franca. Eyup, stupito di questa novità, prova a farli ragionare « lo vedete che ci sono delle scalinate ogni paio di metri ? Come facciamo ad andarci in bicicletta ? » ma niente da fare, si oppongono come dei muli, eseguendo il comando alla lettera e senza vedere al di là del proprio naso. Mi vengono in mente le parole di Silvano Agosti che durante una sua intervista dice : «...perchè se domani ci svegliamo che la maggioranza decide che bisogna tagliare un braccio a tutti i cittadini, noi ci dobbiamo tagliare il braccio..». Forse aveva ragione il cartello che, prima della frontiera in Georgia, portava scritto : Azerbaijan, buona fortuna ». «Se hai soldi puoi fare tutto ciò che vuoi a Baku » ci racconta Destan « puoi anche uccidere una persona e farla franca. 250mila dollari nelle mani giuste e il caso è archiviato ». Ma il denaro, si sa, gira solo con altro denaro e il popolo azero per quanto viva in un Paese estremamente ricco di risorse naturali (gas e petrolio) ne beneficia ben poco. « Fino a qualche mese fa il 70% degli introiti derivanti dall'estrazione di greggio andava alla British Petrolium e il 30 % all'Azerbaijan . Ora le percentuali sono opposte, ma per i cittadini non è cambiato nulla. Prima i soldi andavano alla grande multinazionale, ora nelle tasche della famiglia del presidente » ci raccontano in una chiacchierata la coppia turca. Migliaia e migliaia di ragazzi riempono le larghe strade della capitale. « che succede ? Stanno manifestando per qualcosa ? » chiedo ad Eyup che mi dice : « Qui è possibile manifestare solo per esprimere un'idea a favore, qualsiasi cosa vada contro è « gentilmente represso » (visto le cose questo articolo, per prudenza, lo pubblichiamo all'uscita dal Paese). Ci avviciniamo alla folla, sono i volontari dei giochi olimpici europei. Qualcuno ha organizzato per loro questa giornata per ringraziare il Paese di aver ospitato un simile evento (ma quanta spontaneità?!). Sono stati pagati una manciata di manat per due settimane di duro lavoro, dovrebbero piuttosto manifestare per un degno stupendio, visto che sono stati dati 2milioni di dollari a Lady Gaga per il tempo di una canzone. « Lo sapete che con gli stessi soldi spesi per i giochi olimpici europei (tra l'altro fuori dall'Europa !?!) si poteva dare una casa a tutti i poveri del Paese ? » chiedo ad uno di loro un po' per provocazione. « ah, non ci avevo pensato » mi risponde con la faccia di uno che non si era mai posto il problema prima di allora. Abbiamo appena appreso che il nostro visto uzbeko è pronto. Al telefono l'unica signora che parla inglese al porto ci conferma che potenzialmente c'è una nave cargo pronta a partire in giornata. Scatta il conto alla rovescia. Una corsa alla banca per pagare dai manat a dollari la tassa del visto. Ci dividiamo i compiti, abbiamo le ore contate. Io faccio una sudata per raggiungere le ambasciate in collina e far apporre il timbro che ci aprirà le porte dei prossimi Stati, Tiph va al porto per capirci di più sull'orario di partenza ed eventualmente comprare i biglietti. Carichiamo di fretta e furia le quattro bici (siamo in compagnia di Ginevra e John, che come noi hanno ottenuto il visto oggi) sul furgoncino che gentilmente Enes, un amico di Eyup e Destan, ha organizzato per noi tramite un contatto di lavoro. Viaaaaaa più veloci della luce !!! Alat, stiamo arrivando ! Marco Lasciamo Argokhi tra maiali portati a spasso e con le parole di Jean Jacques che risuonano nella mia testa. « Il seme è lì, nelle tue mani, vorresti tenerlo per te, ma poi quando finalmente compi il gesto di lasciarlo andare, ecco che la terra ti ricompensa. Il fusto piano piano si erige dritto e forte verso il sole. Un vero e proprio parto, come per gli essere umani, nove mesi ci vorrano prima di dare i suoi frutti. Infine, quasi a simboleggiare un segno di ringraziamento, la spiga compie un ultimo gesto, si china verso la terra e restituisce ciò che ha ricevuto. La natura è generosa, pianti un seme e te ne dà 10, 20, 100...i suoi frutti abbondanti vanno necessariamente condivisi (non te ne fai niente se li tieni tutti per te, oltre ad una certa quantità non potresti comunque mangiarli o conservarli tutti)... » Nel sistema economico in cui viviamo, invece, la ricchezza a disposizione va accumulata e non condivisa, è la regola. Ci sarebbe tanto da imparare semplicemente osservando la natura. Ringraziare, condividere, lasciar andare...mi vengono in mente le interpretazioni del della danza dei dervisci rotanti di Mevlana, eppure stiamo parlando di grano !! Tiph è da un po' che sogna di affondare i denti in un succuso cocomero che da queste parti, insieme ai vigneti, sono abbondanti. Arranchiamo sotto il sole che ci stordisce, le ruote sembrano quasi incollate all'asfalto, ci saranno almeno 40ºC, dobbiamo assolutamente fermarci. Un ragazzo sbuca alle nostre spalle :« è per voi » e ci porge un cocomero intero. Ci avrà letto nel pensiero !?! Ripartiamo con qualche decina di chili in più sul portabagagli. Si cambia registro, ci vuole una nuova strategia, pedalare in questo inferno non è davvero possibile. Pizzico sulla pancia e alle 6:30 del mattino le nostre chiappe toccano già la sella. Lungo la strada carretti di ogni tipo e con ogni sorta di ruota vengono tirati da cavalli. Non sarebbe male viaggiare così, chissà se un giorno pure noi adotteremo questa modalità. Prima del confine una stazione di servizio preannuncia un imminente cambiamento...marchi di multinazionali che, con piacere, non vedevamo da tempo, mi danno il presentimento che al di là di quel portale ci sia qualcuno con parecchia voglia di sentirsi considerato nella grante ruota del capitalismo. Addirittura un mega poster con tanto di cornetto e cappuccino, ci manca solo la scritta « menu buongiorno » e siamo a posto ! Un cartello tra l'inconsapevole e il comico, quasi a prendere in giro il « vicino di casa » recita : Azerbaijan border, good luck . « Guarda la telecamera per favore...puoi aprire i bagagli ?...Sei stato in Armenia ? Benvenuto in Azerbaijan ! »Varchiamo gli alti cancelli che si aprono e si richiudono alle nostre spalle. Un posticino all'ombra è quello che fa per noi per schiacciare un bel pisolino. Macchè, si boccheggia anche all'ombra e mi sveglio grondante di sudore mentre un tafano mi ha appena pizzicato. Dopo un'ora la mano sinistra è gonfia come un palloncino. Percorreremo la strada del nord che corre ai piedi delle montagne, ci aspetterano parecchi sali e scendi, ma avremo meno macchine, più punti acqua e più ombra. Oggi mi sento particolarmente in forma, sole o non sole divoro l'asfalto come un assetato nel deserto. Scalo le salite come se niente fosse lasciandomi Tiphaine qualche chilometro più dietro. A quanto pare le pillole, che ho preso ieri contro la puntura, hanno un effetto eccitante, mi sono dopato ! Prima di lasciare Seki un furgoncino con su scritto « Baku olympic games » ci ferma. Sono della televisione, ci vogliono intervistare. Ci portano in albergo, ci offrono il tè. Uno tiene il microfono, uno la telecamera, quello basso e grassottello è l'addetto alle battute (ma poverino non fa ridere nemmeno i polli), uno canta e suona e il belloccio fa le domande : « cosa pensate dell'Azerbaijan ?...vi piace Baku ?..ma quanto è bello questo Paese ?... » sgraniamo gli occhi quando ci dice: «...si il nostro è un Paese sviluppato perchè la gente guida auto lussuose e ha tanti soldi...abbiamo la democrazia e adoriamo il nostro presidente... ». Ora per avere un'idea del « regime » politico che vige in Azerbaijan, leggete questo articolo della Repubblica. Per fortuna la sera, a casa dell'amica del nostro warmshower, delle ragazzine scout di 16 anni di Baku ci danno la loro prospettiva rincuorante.
Sul cammino incontriamo una coppia di ciclisti inglesi : John e Ginevra. Correggono i libri prima di essere pubblicati e questo lavoro a distanza permette loro di viaggiare e guadagnarsi da vivere. Sono entrambi musicisti e sono diretti in Indonesia per studiare musica, più esattamente il « gamelan ». Abbiamo lo stesso itinerario, pedaleremo per un po' insieme. John è il primo inglese che vedo cucinare come un italiano. Dai loro bagagli esce un vero e proprio arsenale da cucina. Coltello giapponese, tagliere, una bottiglia per l'olio e una vaschetta intera per le spezie. Sono tantissime e hanno tutte quelle che servono per comporre il proprio curry. Per giorni la sera, il farsi da mangiare, diventa un vero e proprio rito. Puntuali, alle 18:00, ci troviamo un posticino per campeggiare, il sole tramonta, l'aria si rinfresca, gli alberi ci fanno ombra, le giornate sono ancora lughe, l'atmosfera si condisce di una dolce melodia, è Ginevra che suona il violino. Marco |
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