Il video della traversata del Mar Caspio con nave cargo: https://youtu.be/I0H-dTF_6fk Le avventure di Sophie cominciano in una bella giornata d’autunno a Chengdu, il sole splende e i cinesi si rilassano nei parchi con dei movimenti lenti di ginnastica mattutina, per strada facendo girare le trottole con uno spago o riunendosi per giocare a Mah Jong mentre tengono tra le mani una bella tazza di tè fumante. Sophie entra piano piano nel mondo delle celebrità, rimane stupita nel vedere le persone fare capannello non appena scendiamo dalle bici. Ci siamo fermate per una foto con una statua a forma di panda e siamo già un’attrazione: tutti vogliono un “selfie” con le due teste bionde che ci ritroviamo. Il tempo di ambientarsi un po’ e via in direzione Leshan per ammirare il grande Buddha scolpito nella roccia, poi Emeishan per scalare la montagna sacra e meditare nei numerosi templi buddhisti che ritmano la nostra ascensione affinché gli Dei ci possano proteggere per tutto il percorso che difatti si rivelerà cosparso di insidie. Principessa Sophie mette un freno a questa vita da hippy. Dopo tre giorni di pioggia, una notte nella foresta tropicale del Monte Emei con le scimmie selvagge e il continuo assillo dei suoi numerosi fan che declamano “you are so beautiful”, decide di prendere una stanza d’hotel per una notte. Non le dico di no, visto che ha appena finito di sfiancarmi con 2000mt di dislivello di scalini in salita percorsi in una giornata e mezzo e che non credo proprio di essere in grado di muovere domani. L’uomo bipede e l’uomo ciclista sviluppano una muscolatura completamente diversa. Il Sichuan, con le sue risaie, la foschia permanente, il clima e la vegetazione quasi tropicale, l’aria carica di umidità che ci fa credere di aver già sudato troppo dopo appena qualche minuto di pedalate, ci mostra un nuovo volto. Mentre ci allontaniamo, risuonano nella mia mente la melodia delle scodelle e delle campane tibetane percosse a ogni offerta, l’immagine del monaco dagli abiti grigi che ci accompagnava lungo gli interminabili gradini che conducono a mano a mano al mondo celeste e le mie narici inebriate dal profumo degli incensi. Al villaggio di Ebian, ci fermiamo per gustare il tradizionale “hot pot” (piatto tipico cinese), la gente ci guarda, si accostano, dei bambini ci osservano a distanza ravvicinata, Sophie pensa che non abbiano mai visto delle bionde bianche dagli occhi blu. Con nostro stupore, non vogliono che paghiamo, perché? Pura gentilezza. Di fronte ad una galleria che indica “Aliens not allowed”, propongo di deviare verso una vallata che ha l’aria di essere tranquilla, ignoriamo però che stiamo per addentrarci in un nuovo mondo: il Paese degli Yi. (Ecco un documento esaustivo che avremmo forse dovuto leggere relativamente all’etnia Yi prima di mettere piede nella valle del fiume Guanmiao: qui) Velocemente avanziamo tra gole profonde, montagne scoscese, colture terrazzate. I visi non sono più cinesi, le donne indossano dei cappelli mantenuti da lunghe trecce di cavallo e portano orecchini di pietre verdi o dorate. La strada diventa un sentiero, nel guardare la mappa ci è sfuggito che c’è un colle a 3000mt da passare, siamo ben presto a corto di cibo e di acqua e l’autobus che ci supera non mostra un minimo segna di pietà per noi…terminiamo a piedi che anche l’aria comincia a mancarci. E infine conquistiamo la cima, contente, assaporiamo la vista che si offre a noi, guarda... eravamo laggiù!! Nella discesa, è la campionessa sportiva di raid a occupare la prima posizione, Sophie ha perfino il tempo di fumarsi una sigaretta mentre mi aspetta. Si è vero, ha degli ammortizzatori e nessun bagaglio sulla ruota anteriore, ma rimango di stucco! Inizialmente tutti si preoccupavano di sapere se la mia amica fosse stata in grado di seguirmi, ma dimenticavano che sarebbe stata una sportiva di raid e campionessa della corsa SaintéLyon a raggiungermi. Io mi preoccupavo piuttosto di sapere se avessi avuto abbastanza bagagli da refilarle per rallentarla! Mentre la notte si avvicina e abbiamo visto sin troppa gente ubriaca nei villaggi attraversati, ci viene in mente che forse non sarebbe saggio campeggiare in questa valle, due ragazze sole…ecco che arriva un pick-up lussuoso. Cambio di situazione, non abbiamo neanche fatto in tempo ad alzare il pollice ed eccoci caricate da 3 cinesi curiosi di vederci qui. A bordo è come un volo in business, sedili in pelle, clima, televisione, il servizio è incluso: bevande fresche, biscotti, carne essiccata e speziata, sigarette a volontà, se lo si desidera. Chissà, forse siamo in compagnia della mafia cinese, i vetri sono oscurati, sono ben vestiti e dall’aria seria…Ci impiegheremo ben 2h per percorrere 40km! La nostra intuizione era buona, i 35km prima di Meigu sono di lavori in corso, fango ovunque, circolazione alternata. Arrivati a Meigu è l’inferno, in città è una caos unico, c’è folla ovunque e qualsiasi struttura per alloggiare ci rifiuta…perché? Una ragazza ci guida fino a Wendy, è canadese e insieme ai colleghi giapponesi e americani, sono volontari per una ONG del posto che aiuta gli Yi dal punto di vista igienico e sanitario. Ci spiega che presto c’è il capodanno Yi, ecco spiegato il gran fermento e i rifiuti degli hotel agli stranieri, mantengono le camere per i membri della loro etnia. Dove andremo a dormire stasera? C’è gente ubriaca ovunque che sarà difficile evitare…i volontari che abitano qui da anni, parlano Yi (molti degli Yi non parlano cinese!) e li conoscono bene, ci daranno una bella mano. Si, visto che le difficoltà non sono finite, l’indomani passiamo 12h in un autobus, dal comfort pari a zero, per percorrere i 200km che ci permetteranno di uscire dalla valle di Meigu. Quest’ultima è in ricostruzione, c’è un traffico infinito, non facciamo che mangiare della polvere…Ma com’è possibile che abbiano iniziato a fare dei lavori per tratti di 200km alla volta e non più piccoli? Le persone che vivono vicino a questa strada sono ricoperti di polvere, come fanno a respirare? Secondo me c’è un vero e proprio “inciarmo” da parte dello Stato cinese, un’espressa intenzione di voler isolare questa regione e rendere la vita difficile ai suoi abitanti. Sono più di due anni che la strada è in queste condizioni. Inoltre, la città di Meigu ha le fogne a cielo aperto, si sta espandendo troppo velocemente e le infrastrutture non reggono il passo. Senza dubbio Sophie mi ha raggiunto nella parte del viaggio meno facile. Tra l’altro, non mi è stato mai così difficile comunicare con i locali nell’ultimo anno e mezzo che sono in giro. Con gran sorpresa di molti cinesi, non solo non possiamo capire la loro lingua parlata, ma sono meravigliati nello scoprire che non possiamo nemmeno leggere i loro caratteri, per loro siamo dei veri analfabeti (tuttavia tanto che è complesso, molti sono quelli che scrivono con l’alfabeto fonetico e si avvalgono del cellulare per trasformarlo in caratteri cinesi) ; senza parlare del loro linguaggio gestuale, completamente diverso dal nostro, cominciando dai numeri che si mostrano in un modo diverso con le dita. Pochissimi quelli che parlano inglese al di fuori dei giovani studenti nelle grandi città. La densità di popolazione è tale che sono rari i momenti in cui possiamo stare da sole ; il campeggio libero è quasi impossibile, ogni metro quadro è sfruttato, coltivato, abitato…La Cina non lascia molta libertà ai cicloviaggiatori. gli aneddoti dietro le fotoLa sinfonia del del Mah JongPasseggiando nel parco di Baihuatan a Chengdu, ci ritroviamo in mezzo a decine di cinesi che giocano a Mah Jong. Giocai molto a questo gioco con la mia famiglia, reminiscenze d’infanzia. Provo a ricordarmi le regole e spiegarle a Sophie, quando due signore si siedono accanto a noi e si mettono in testa di spiegarci le regole con pazienza. Giocare a Mah Jong è una vera e propria arte, la sinfonia comincia con il rimbombo dei pezzi che si mischiano sulla tavola e continua con il loro ticchettio quando si costruiscono le quattro mura. La musica è ritmata da “pooong” e “quooong!” sincronizzati da un rumore netto dato dal battere forte dei pezzi sulla tavola non appena la combinazione è realizzata. Le nostre risa accompagno tutta la partita così come i rumori dei bevitori di tè che ci circondano. La nota finale è sempre quella del grido “Mah Jong”! non contrariare gli yi ubriachiLa discesa nella vallata di Meigu terminerà con una bucatura per Sophie, proprio nel momento in cui entriamo nel primo paesino. Tutt’a un tratto gli abitanti, curiosi, si riuniscono attorno a lei e un uomo ubriaco ci tiene assolutamente a darle una mano nella riparazione… Leggo il suo volto che incomincia ad andare in panico, è pronta a respingerlo affinché possa sbrigarsela da sola, ma l’avviso che è meglio non contrariare un uomo ubriaco ; non vorremmo metterci in situazioni strane, soprattutto qui, in questo posto isolato dove siamo abbandonate a noi stesse. L’unico rimedio: sorridere dandoci di tanto in tanto un’occhiata, tutto andrà bene. Meno male, ce la fa, mantiene il sangue freddo, osserva. La ruota è riparata, gli dà una mano a rigonfiare la camera d’aria, non si rende conto che la sta gonfiando a vuoto…Una foto prima di ripartire e viaaa! al villaggio degli operai cinesiUna sera, non trovando in nessun modo un posto isolato per campeggiare, chiediamo asilo presso un alloggio di operai di strada. Ci propongono di mettere la tenda all’interno della loro officina. Cade a fagiolo, avevamo previsto di pulire le bici. Sophie si arma degli strumenti, strofina e spazzola la guarnitura, il pacco pignoni, la catena, penso che abbia addirittura dovuto levare dei granelli di sabbia che viaggiavano con me dalla duna di Pilat, in Francia. Ci sono tutti per incoraggiarla, gli operai sono forse impressionati nel vedere una donna occuparsi della “meccanica”, ci portano dell’acqua calda e sapone mentre guardano Sophie all’opera. La riforniscono: clementine, bottiglie d’acqua, propongono un piatto caldo e le accendono sigarette dietro sigarette! Calmo i giochi, ha bisogno ancora dei suoi polmoni per pedalare, e domani c’è del dislivello da affrontare (era prima del colle a 3000mt)! Siamo rimaste sbalordite dalla loro gentilezza, le loro donne ci propongono perfino una doccia calda e si preoccupano di sapere se abbiamo abbastanza coperte. Campeggio libero di lusso!
Tiphaine |
AutoriMarco + Tiphaine: cicloviaggiatori alla scoperta del Mondo e di realtà ecosostenibili VideoNEWS-LETTERSEGUICI SUSCRIVICIT-ShirtFOTOCategories
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