Per chi non riesce a visualizzare: https://youtu.be/tBlmZoCFRw8
Visto il periodo di grandi abbuffate auguriamo a tutti buone feste salutandovi con questo video realizzato dalla nostra amica turca Hazal. Per chi non riesce a visualizzare: https://youtu.be/tBlmZoCFRw8
All'uscita di un tunnel, senza alcun preavviso, ci ritroviamo difronte la frontiera con i suoi personaggi loschi, i suoi poliziotti e una nave militare che fa la ronda in acqua nel caso qualcuno tenti di passare a nuoto. Bibine e Blanquette sono pronte per i controlli. Tiph passa senza problemi. « Dove sei nato ? Quando ? Quanto sei alto ? » mi chiedono alla frontiera per assicurarsi che sia veramente io quello della foto sul passaporto. Non mi riconoscono. In effetti sebbene la foto sia di soli due anni fa, barba e capelli lunghi mi rendono quasi irriconoscibile. Mi alzo i capelli per mostrare le orecchie. « Guardatemi il naso » dico loro, quello è inconfondibile e non è cambiato. « ok, ok » un timbro, un sorriso e posso finalmente oltrepassare la linea immaginaria che divide i due Stati. Tiphaine : mentre facevamo la fila dicevo per l'appunto a Marco di quanto fosse cambiato negli ultimi due anni e non solo fisicamente. Lo si nota nella foto, aveva ancora il profilo di un galletto in carriera, tutto pettinato e barba curata, ben vestito...oggi ha piuttosto l'area di un vagabondo che non si è fatto una doccia da giorni, che ha dimenticato che cosa sia un rasoio, una cravatta e in quale giorno della settimana si trovi. Non sono sorpresa che la polizia alla frontiera si ponga qualche domanda. L'orologio va avanti di un'ora, dalle Lire si passa ai Lari, chiese ortodosse sostituiscono le moschee, qui sigarette e l'alcool sono venduti ovunque, in gran quantità e a prezzi ridicoli, le auto sgommano e accelerano all'impazzata in gesti d'improvvisa euforia, i capelli sono ora di un biondo russo così come i tratti somatici della gente. Grattacieli, insegne luminose, casinò, locali di strip-tease....giù i veli, fuori le tette, güle güle Turchia, benvenuta Georgia, siamo a Batumi ! Non è un caso che una città del genere nasca proprio vicino al confine. Reprimi questo, reprimi quest'altro e tutti i turchi vengono a qui, alla Las Vegas del Mar nero, come la chiamanno loro, a darsi alla pazza gioia. Pedaliamo tra un misto di palazzoni in stile sovietico e scintillanti edifici moderni appena costruiti. A piazza d 'Europa, le Ferrari e le Lamborghini si parcheggiano lungo gli hotel lussuosi mentre un gruppo manifesta per la legalizzazione della marijuana proprio di fronte. Scopriamo il gerogiano, il suo alfabeto e la sua pronuncia :« გამარჯობა » si legge gamargiobà e significa ciao, poi per chiedere dell'acqua bisogna essere capaci di pronunciare « tskali » o riuscire a scriverlo nella loro lingua « წყალი » mi preparo a morire di sete... Un bagno nel mar nero e poi via a gambe elevate, ce ne andiamo a praticare il georgiano sugli alpeggi dell'Agiaria.
Marco e Tiphaine Dopo un mese passato sul vasto altopiano turco a quota mille, scendiamo veloci fino al livello del mare: si ricomincia da zero. Eccolo finalmente il mar nero ! Due grosse corsie ad alta percorrenza costeggiano tutto il tratto fino al confine. Fanno da gran protagoniste e il mare sullo sfondo assume il ruolo di semplice comparsa. Giacca catarifrangente gialla, luci bici e casco accese, attraversiamo dei lunghi tunnel. Più avanziamo e più il livello diventa difficile. Marciapiedi stretti , buchi a terra, ostacoli sporgenti....sembra di stare all'interno di un videogame, ma si gioca con una sola vita ! Per qualche motivo non troviamo più 100TL (l'equivalente di 33€), la cosa mi da sui nervi, ci avremmo potuto mangiare per una settimana abbondante, ma alla fine cosa possiamo farci ? Niente ! Quindi mi rilasso, accetto il dato di fatto e mi dico : « come sarà, sarà ! Prendiamola come un gioco » In tasca ci rimangono 15TL (5€). Parte la sfida : 15TL per 5 giorni per raggiungere la frontiera. Staremo a vedere. Salutiamo Hasan e non appena ci mettiamo a pedalare ci raggiungono 5 ciclisti croati, vogliono arrivare a Baku prima dell'innagurazione dei primi giochi europei. Ma cosa c'entra Baku con l 'Europa ? Forse è una monovra per farsi amici gli azeri ricchi di petrolio ? Chi lo sa. Sta di fatto che pedaliamo insieme per un po' e ci offrono il pranzo.
Sono già due cicloturisti che incontriamo che ci dicono : Se andate a Rize, passate dai pompieri ! Al 117esimo chilometro della giornata sono ormai in riserva, ma la speranza di ricevere un'eventuale accoglienza mi da la forza per gli ultimi metri. La scritta rossa bianca « itfaiyeci » (pompieri) appare come un salvagente in un mare in tempesta. Entrate, entrate...con l'idrogetto una pulita hai piedi e alle bici tutte infangate, poi cena, doccia e fragole ! Alle 6:30 del mattino, prima che il capo arrivi : « Marco, Tiphaine, la colazione è pronta ! ». Altro che albergo. Prima di andare via ci danno una busta con due mega panini super farciti...che siano benedetti ! Arriviamo a Arhavi giusto in tempo per goderci il tramonto. Stasera un porticciolo sarà la nostra casa. La gente che vi abita ci adotta e alle 7:00 del mattino i bambini ci chiamano... due famiglie intere sono riunite intorno al tavolo che non ho mai visto così carico di cibo, non c'è nemmeno lo spazio per mettere i piattini per mangiare....è la nostra colazione d'addio, siamo ormai a 30km dal confine. I cinque giorni sono passati, stiamo per raggiungere il nuovo Paese e abbiamo ancora le 15TL in tasca, da mangiare non ci è mai mancato e la cosa buffa e che non abbiamo neanche dovuto chiedere. Raggiungiamo Kayseri in giornata dove Mesut e la sua amica Ezgi ci attendono. « Se andate da quelle parti dovete assolutamente assaggiare i mantar (una versione turca di ravoli in miniatura) e ancora meglio se fatti in casa » ci dicevano tutti lungo il cammino. Ed eccoli qui fumanti in un ricco piatto sul tavolo, li ha preparati con tanto amore la nonna di Ezgi, cosa chiedere di più ! I ragazzi ci portano in macchina sulla collina di fronte per poter ammirare il panorama. Immaginate, non so, 500 palazzi di 15 piani tutti uguali...ecco, questo è lo scenario. « È opera dei palazzinari...pensa che solo 10 anni fa qui non c'era niente » ci racconta il cugino architetto di Ezgi che per l'occasione ci ha raggiunto. La Turchia è nel pieno del suo boom economico e in questo momento costruire palazzi sono soldi facili e veloci. Eppure basterebbe dare un'occhiata ai Paesi vicini che in passato hanno già attraversato questa fase per poter correggere il tiro ed evitare di commettere gli stessi errori. Passiamo una giornata con gli amici di Ezgi e Mesut, alcuni sono curdi e in breve ho già tutto un nuovo vocabolario di parole. Stiamo per uscire dal caffè della zona universitaria quando un gruppo di una decina di persone mi si piazza davanti. Mi stringono la mano mentre qualcuno scatta delle foto. O sono diventato famoso all'improvviso o mi avranno confuso per qualcuno altro, penso tra me e me mentre provo a spiegare che si stanno sbagliando di persona. Nessuna delle due opzioni, sono tutti scesi da uno di quei furgoncini che passano la giornata a fare propaganda politica. Sono di un partito di sinistra e sperano di guadagnarsi qualche voto facile tra gli studentelli del quartiere con foto e falsi sorrisi. In due giorni percorriamo 450km. Merito del duro allenamento ? Niente affatto ! Da qui fino alla foresta pluviale che si antepone al mar Nero non c'è praticamente quasi nulla ed è monotono persino in auto. Usciamo dalla città, ora la strada va solo nella nostra direzione. Qui la via è dritta e le vetture hanno il tempo di vederci e lo spazio per frenare. Paletta catarifrangente alla mano e pollice in su. « Tiph mettiti avanti a me che sei donna e attiri di più l'attenzione ». Eccolo che si ferma un lungo camion che trasporta marmo, ci daranno un passaggio fino a Sivas. Come quando si entra in casa, le scarpe rimangono fuori dalla cabina, sui gradini. Sono in tre, due autisti che si alternano (nove e nove ore) e un altro che gestisce la parte commerciale. Brum, bruuum...1000 litri di diesel ci vogliono per riempire il serbatoio, con gli stessi soldi di un pieno viaggiamo un anno in bici! Il secondo passaggio della giornata lo attendiamo sotto la pioggia. Il punto strategico è una postazione di controllo dei mezzi pesanti. Stacchiamo le borse e ben presto le bici fanno compagnia a cocomeri e pomodori. Nella cabina c'è tutto il necessario per non farsi mancare del tè. Siamo a fine giornata e un parchetto nella cittadina di Zara ospiterà la nostra tenda. Attiriamo non poco l'attenzione e mentre la montiamo diverse famiglie ci guardano incuriosite dai loro balconi. Al mattino una di loro ci manda del tè tramite le loro figlie in uniforme pronte per andare a scuola. Un po' di bici per sgranchirsi le gambe, Tiph allunga il dito che stiamo ancora pedalando ed ecco il primo stop della giornata. Questa volta le bici restano al fresco tra formaggi , burro e yogurt confezionati. Ci siamo quasi, mancano 30min di auto per raggiungere il colle. « Stop, polizia ! Dove andate ? Bene, bene, caricate questi due turisti ». Ormai non solo siamo diventati pigri perchè avanziamo in autostop, ma c'è qualcuno che lo fa al posto nostro. Una pattuglia di polizia in borghese dopo averci domandato la nostra direzione e se fossimo sposati ha deciso di fermare tutte le auto per trovare quella giusta per noi :) Eccolo eccolo, arriva verso di noi ! Questa volta le bici sono sdraiate su un tappeto di pacchetti. Entriamo all'interno di un furgone della posta. Si chiude il portellone, è tutto buio, mi sento un po' come un clandestino. 25min di sballottolamenti dopo ritorniamo alla luce. Sembra di aver preso un aereo tanto che il paesaggio è cambiato. Siamo a più di 2000mt d'altitudine, c'è ancora la neve, tutto è immesamente verde, siamo nel bel mezzo della foresta pluviale, davanti a noi 100km di discesa per raggiungere il Mar Nero.
Marco La Cappadocia è un posto davvero unico, abbiamo deciso di raccontarlo con delle foto. La valle di Ihlara La valle di Ihlara è senza dubbio quella che più ci è piaciuta. Lasciamo le bici e ripercorriamo a piedi i 15km di fiume che l'attraversa. Selime e la sua Cattedrale Derinkuyu e Kaymakli: Difenderci da chi ? Una volta bisognava pensare a come difendersi dagli animali selvatici e dalle intemperie che costituivano una vera e propria minaccia. Piano piano, nei secoli, l'istinto dell'uomo primitivo ha lasciato posto ad altre dinamiche mentali e nonostante oggi si siano sviluppate tutte le tecniche e tecnologie necessarie affinchè tutto ciò non rappresenti più un pericolo, l'uomo continua ancora a difendersi da qualcuno, questa volta da sè stesso. Serrature, porte blindate, cassaforti, antifurti, armi di distruzione di massa...dal piccolo fino a grande scala ci si inventa di tutto per dominarsi a vicenda. Scendiamo attraverso un piccolo passaggio a 65mt di profondità. Grandi massi di pietra a forma circolare possono scorrere per bloccare le entrate e feritoie dall'altro lato per uccidere il nemico. Ingressi segreti, cunicoli strettissimi per rendere difficoltoso l'accesso, prese d'area, buchi per spiare dall'altra parte, stanze per lo stoccaggio degli alimenti per resistere diversi mesi, un confessionale, luoghi di preghiera e aree dedicate alla spremitura del vino per calmare lo stress e la paura della gente. Siamo a Derenkuyu, una delle sette meraviglie della Cappadocia, e qui l'essere umano ha trovato un escamotage davvero originale. A suon di scalpelli è stata scavata una vera e propria città sotteranea, il cui suo ultimo livello raggiunge gli 85mt di profondità. Serviva ad accogliere i 20000 abitanti dell'omonima cittadina per sfuggire all'attacco dei « nemici ». I nemici, i nemici....uomini che si proteggono da altri uomini...passiamo il tempo a difenderci da noi stessi...questa cosa mi fa ragionare ! Goreme e la danza lenta delle mongolfiere I cammini delle fate, La valle di Zelve |
AutoriMarco + Tiphaine: cicloviaggiatori alla scoperta del Mondo e di realtà ecosostenibili VideoNEWS-LETTERSEGUICI SUSCRIVICIT-ShirtFOTOCategories
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