Guarda guarda una bici che già conosciamo...il proprietario è intento a mangiare dei Khinkali (ravioli georgiani) in un ristorante. Non ci siamo sbagliati , è Dietrich lo svizzero incontrato al monastero di Sümela in Turchia. Aveva deciso di passare la frontiera per la strada delle montagne e noi per quella del mare. Il timing è perfetto, neanche ad organizzarci avremmo potuto fare meglio, è appena arrivato in Georgia ed eccoci quà insieme ad Akhaltsikhe. Parcheggiamo davanti al castello della città, sei altre bici fanno compagnia a Bibine e Blanquette. Ma c'è un solo ciclista : Sergei. Fa la guida turistica in bici, lavora per un'agenzia russa www.vpoxod.ru. La storia segna i monumenti, ma anche i volti. La fortezza di Akhaltsikhe è passata tra le mani dei gerogiani, armeniani, turchi, russi e conserva le traccie di ciascuno; quando vediamo gli altri ciclisti russi leggiamo nel passato del loro Paese : i tratti mongoli, coreani, eschimesi, nordici, una è grande, snella e bionda come da stereotipo e l'ultimo un gigante biondo di più di 2metri! Si dirigono verso Borjomi (è il seguito del loro viaggio organizzato) noi ci prepariamo per lasciare la città e a trovarci un accampamento. Qualche minuto più tardi incontriamo Kris e Filip, due ciclisti belgi sulla quarantina che si fanno due settimane di vacanze in bici in Georgia. Sono attrezzati con delle bici "spaziali" che portano il marchio Idworx, il top del top, per il cicloturismo! Io che pensavo di avere già una Ferrari nel mondo delle bici, realizzo che ho che una Mercedes di bassa gamma...non voglio nemmeno provare la loro bici per non cadere in tentazione! Per assecondare la curosità di Marco sui loro gioiellini e la nostra sete, ci sediamo tutti a quattro attorno ad una buona birra. Ne hanno di cose da raccontare, hanno diversi viaggi sulle spalle e hanno pedalato in numerosi Paesi in cui vorremmo passare: la Pamir Highway in Tadjikistan, la Karakorum Highway in Pakistan, il Laos, la Cambogia...ci trasferiscono le loro esperienze, prendiamo nota di tutto. Ma come fanno finanziariamente? La stessa domanda che spesso ci viene posta...lavorano come freelance e si concedono 3 mesi di vacanze all'anno. Filip ha realizzato che dopo 3 mesi, la sua voglia di viaggiare e di scoperta si attenua, ha comunque passato 2 anni a viaggiare in kayak in America Centrale. Si fa tardi, noi non lavoriamo più quindi per l'hotel ci asteniamo, dobbiamo trovarci un posto per la tenda. Non siamo lontani dal confine armeniano e questa sera una coppia del vicino Paese non ci lascerà dormire fuori, ci aprono la loro porta di casa. Siamo sempre in Georgia, ma l'organizzazione della casa è diversa, il cibo è preparato diversamente e anche il pane non è lo stesso : è piatto, come una pita. All'indomani ci incamminiamo verso il monastero di Vardzia, che è scavato nella roccia. Strada facendo ci fermiamo lungo un fiume per la pausa pranzo e per lavarsi. Nonostante i numerosi inviti ricevuti da quando stiamo in Georgia, le docce sono rare perchè la maggior parte delle case non hanno l'acqua corrente e nemmeno un bagno...supponiamo che si lavino fuori in giardino. Ci passano due belle giumenta seguite da un piccolo puledro. Si lanciano in una corsa folle...il rumore dei zoccoli al galoppo si amplifica sempre più, sono dietro di noi. Marco è alla sua massima velocità, ma non c'è competizione. Per qualche chilometro trottano al nostro fianco. Non sono del tutto serena, non per i cavalli, ma per i proprietari che abbiamo presto compreso che completamente ubriachi. Non hanno dimenticato infatti di portarsi dietro una riserva per la loro passeggiata, delle bottiglie di plastica riempite di vino sono attaccate ai cavalli. Uno di loro mi manda dei baci non appena Marco dà le spalle...quando ci propongono di finire insieme una delle bottiglie, faccio segno a Marco che è giunta l'ora di congedarsi. All'ombra dei pini un ciclista riposa a bordo strada. È di nuovo Dietrich (www.dietrichmeyer.ch). Pedaliamo insieme fina a Vardzia. Sono sbalordida, sulle salite va tranquillo senza nemmeno il fiatone. Ammetto che ha una bici con il cambio interno « Pinion » realizzato da Porsche, ma il motore è lui e a 75 anni !!! Non c'è età per viaggiare in bici ! Due settimane di viaggio organizzato come i russi, due mesi in solitaria come Dietrich, due settimane tra amici come i belgi...o ancora 6 mesi in tandem come Jon e Mel della Nuova Zelanda (https://jonmelj.wordpress.com) anche loro incontrati in questi giorni. Alcuni fanno auto-stop, altri prendono un taxi o un treno per i tratti a loro avviso noiosi o semplicemente perchè quel giorno non hanno voglia di pedalare. Alcuni considerano tutto ciò un po' come "imbrogliare" come Dario che fa tutto in bici preferendo le viette di montagna (http://darioeberli.wordpress.com). C'è chi dorme facendo campeggio libero e chi opta per l'albergo..le soluzioni possono essere tante. La bici è davvero per tutti, si adatta al proprio ritmo, al proprio budget e al proprio livello di comfort. Dalle parti del passo di Goderdzi, a 2000mt d'altitudine, abbiamo incontrato Jean-Claude, rappresentante della federazione francese di cicloturismo, in 4x4, in esplorazione per organizzare un viaggio per i membri dell'associazione. Avvolte, le persone che ci ospitano cacciano fuori, da delle lettere ingiallite, foto di cicloturisti passati da li' 5, 10 avvolte addirittura 20 anni fa... Tiphaine
Ci piace farci trasportare dagli eventi, è il bello del viaggio, se ci si fissa troppo col dover avanzare a tutti i costi ci perderemmo tantissime belle situazioni e con questo spirito la giornata di oggi assume un carattere completamente surreale. Ce l'abbiamo fatta, conquistiamo la vetta in bici con la sola forza delle nostre gambe, è il nostro record del viaggio : passo Goderdzi 2025m d'altitudine. Non facciamo in tempo a riprendere fiato che un signore incuriosito si ferma per farci qualche domanda. Gli amici lo pressano, lo stanno aspettando, poi ci propone : « perchè non venite con noi ? Stiamo andando ad un lago qui vicino. Le bici le potete lasciare quà, non ci sarà alcun problema ». Perchè no e saliamo a bordo di uno dei tre pick up degli amici poliziotti. Dopo un'ora di sentieri improbabili e attraversamenti di fiumi giungiamo sul posto. É il weekend e muniti di tute mimetiche e fucili, (che dicono di aver portato solo per divertirsi a sparare alle bottigle) si sono trasformati in gran avventurieri in occasione di quella che oggi chiamano « la spedizione ». Hanno comprato dei pesci a Batumi e sono venuti fin qui per riversarli nel « lago nero », nel quale a parte le sanguisughe non c'è alcuna forma di vita. Sperano di potervi ritornare tra qualche anno per pescare. Dopo aver immortarlato con cellulari, telecamere e macchine fotografiche il fatidico momento, una mitragliata per celebrare e iniziano i discorsi che antecedono i brindisi. Il primo è sempre per la libertà nel mondo, poi uno per voi, uno per noi, uno per la Georgia, uno per l'Europa...e sono già tutti ubriachi. Per fortuna, conoscendosi, tre di loro non hanno bevuto per poter guidare al ritorno. Si è fatto ormai pomeriggio inoltrato, ci avevano detto che dopo il passo iniziava l'asfalto e invece ci sono ancora 10km di intensi sballottolamenti, soprattutto ora che si scende in velocità. Mentre siamo intenti a consumare tutti i freni che ci rimangono per evitare di spaccare in due la bici in una buca, ci viene servita in mano una doppia fetta di torta panna e fragola, una ragazza che sta festeggiando gli anni ci ha invitato a fermarci. Si sta facendo buio, minaccia di nuovo pioggia: « corri corri, ho visto una luce laggiù, prendiamo questa stradina, porterà a quelle case avvistate una curva fa » grido a Tiphaine . Pedaliamo nella terra che è già fango e attraversiamo le pozzanghere senza pensarci troppo, dobbiamo sbrigarci ci serve un riparo nel più breve tempo possibile. Un contadino, che sta anche lui correndo verso casa, quando ci vede ci fa immediatamente cenno di seguirlo. Fuori la pioggia si è trasformata in grandine e la grandine in una sassoiala di ghiaccio : « l'abbiamo scampata per un pelo !». Siamo in una casa di una coppia di vecchietti contadini. L'arredamento è ridotto al minimo. Una singola stanza : al centro un tavolo, ai lati i letti, in un angolo l'immancabile stufa a legna, nell'altro la televisione, niente di più niente di meno. Sembra di aver fatto un tuffo nel passato e di rivevere i racconti di quando mia nonna era piccola, si viveva tutti nella stessa stanza. Siamo fradici e lungo il muro corre un filo dove mettiamo i panni ad asciugare al calore della stufa. Piatti di ferro e una brocca d'acqua per lavarsi le mani, anche qui non c'è l'acqua corrente in casa, le pentole si lavano in una bacinella. Lui è mussulmano e mentre fuori si scatena l'inferno, inizia a pregare e cantare a scuarciagola sulla soglia del balcone. È in penombra che urla Allah Allah, la sua voce è coperta dal rumore della grandine battente che ormai ha colorato di bianco tutti i campi, fuori si intravede una verde foresta di pini all'imbrunire, un lampo illumina la sua figura ogni tanto, la scena è surreale ! L'odore di stallatico mi penetra le narici e l'indomani, con la luce del sole, scopro che la casa si trova su una montagna di sterco. Niente lavandini e denti e mani si lavono sul corridoio esterno col solito sistema della brocca. Il bagno è un buco nel legno e tutto cade all'area aperta qualche metro più sotto. Riso in bianco con zucchero e una frittata in un litro d'olio abbondante è la colazione che ci hanno preparato. Mentre noi riempiamo il nostro corpo con del cibo iper calorico, lei è china sulla stufa che gira e rigira le mani in un grosso pentolone, sta facendo il formaggio. Ce ne fa una pallina grossa un pugno, lo mangiamo che è ancora caldo. Vorrei lasciare loro qualcosa per ringraziarli dell'estrema gentilezza dimostrataci, ma non so cosa. Mentre portiamo fuori le bici lei vede il ciondolo turco porta fotuna attacato alla borsa, me l'ha regalato Marco a Khulo e visto che ci ha già protetto abbastanza in questi giorni è ora di cederlo. Lo stacco : « è per te ». Per lui, essendo molto religioso, sciolgo il Tasbih, (una versione musulmana del rosario) che tengo legato intorno al manubrio. Il viso prende la piega del sorriso, inizia subito a scorrerlo tra le dita sussurando una preghiera. Fino all'anno scorso Tiphaine credeva che gli italiani fossero i più pazzi al volante. Viaggiando, viaggiando nella sua classifica personale di spericolatezza il popolo dello stivale è stato sorpassato prima dai greci, poi dai turchi ed ora dai georgiani. Speriamo che ci si fermi qui. In effetti i gerogiani guidono davvero come dei matti. Vale la legge del più forte, chi ha la guida più aggressiva e prepotente si guadagna la strada ! La via che passa al centro del Paese è noiosa e piena di auto, ci dicono . È deciso, faremo la strada per le montagne. Quello che sta per aspettarci è un vero e proprio tuffo in un'altro mondo, soprattutto se paraganato all'atmosfera della grande Batumi che abbiamo appena lasciato. Per il primo giorno ce la prendiamo con calma, è tutto asfaltato e seguiamo il fiume con lievi dislivelli. È quasi sera e al primo cenno di pioggia siamo accolti da una famiglia del posto. « Accomodatevi » ci dice il padre. Le bici vanno dritto dritto in garage e noi su, al primo piano, davanti ad una tazza di caffè e dolci fatti in casa. Di solito non bevo mai cafe, ma non voglio rifiutare, la tazza è già davanti a me. Con gran sorpresa il cafe georgiano mi piace, è cremoso e dolce. Qui tutti conoscono Celentano, i suoi film e le sue canzoni, perfino le parole a memoria. Dachi, il nipote, ci fa da interprete in inglese. A tavola si materializza una mini caraffa colorata, contiene del chacha, la grappa georgiana. Partono i brindisi e l'atmosfera è allegra e disinvolta, i ragazzi suonano, i bambini ballano, gli adulti cantano ! Raggiungiamo i mille metri d'altitudine e mentre ci concediamo una birra (1lt=1€) come ricompensa per lo sforzo, un ragazzo ci chiede la nazionalità : « I'm italian », anch'io... « di dove ? », di Napoli..anch'io... « come ti chiami ? », Marco...anch'io....nooo vabbè e ci ritroviamo a Khulo (si, si chiama così il paese)! Per questa sera, visto che qui non si fanno problemi sul numero degli occupanti, dormiremo per terra sui materassini nella stanza d'albergo che ha prenotato. Mentre il sole cocente e la ripida salita tra pietre e terra mi fanno ragionare su come potrei mai alleggerire il pesante bagaglio, c'è chi invece ha ben pensato di risolvere il problema alla radice e di portarsi dietro tutta una casa. In direzione opposta giunge un mostro enorme. Un camion camperizzato attrezzato per andare fuori strada. « Ma lo sapete che il passo è a quota 2025mt e che è tutto sterrato ? Perfino in auto è difficile salire o scendere » ci interrogano perplessi la coppia di slovacchi proprietari della casa mobile che come se non bastasse dietro si portano anche un quad. Ma noi in bici siamo più leggeri e le nostre ruote, meno ingombranti, possono passare tra le numerose buche laddove auto e moto hanno difficoltà, rispondiamo alla coppia che ci guarda con una faccia mista tra stupore e ammirazione. Sulla via si alteranano mucche al pascolo e grossi mezzi pesanti mai visti prima d'ora. Sono camion e furgonati russi che risalgono al periodo della guerra, per loro strada o non strada non fa alcuna differenza. Siamo quasi a fine giornata e anche questa volta inizia a piovere che ci ritroviamo proprio davanti la porta di casa di una famiglia. I bambini, fuori, ci hanno già salutato. Piove forte, ci fanno entrare. La casa è di legno e le palafitte compensano la pendenza del terreno. L'atmosfera all'interno è calda e accogliente, siamo seduti sul divano circondati da cinque bambini, i genitori e i nonni tutti sorridenti per questi ospiti inaspettati. I ragazzi ci portano subito i loro libro di inglese. Con un vero e proprio gioco dei mimi li aiutiamo a svolgere i compiti di traduzione dall'inglese al georgiano. Poi si aprono le danze e a turno e insieme si esibiscono in balletti ai ritmi di musiche tradizionali e non. Perfino il più piccolino conosce i passi. Nel frattempo la cena è pronta. Il tavolo, apparecchiato e ricco di portate, viene spostato al centro della stanza. Il capofamiglia ci fa cenno che possiamo iniziare, ma a tavola ci siamo solo noi e lui, gli altri devono aspettare e potranno mangiare solo quando l'ospite è sazio a sufficienza. Mi sento un po' a disagio nel non poter condividere questo momento tutti assieme, ma bisogna rispettare le regole del posto. Qui l'ospite è sacro, è considerato un dono di Dio. A pance piene facciamo intendere che siamo a posto. Il tavolo ritorna nell'angolo e in ordine tocca prima ai bambini, poi alla mamma e infine ai nonni. Marco
All'uscita di un tunnel, senza alcun preavviso, ci ritroviamo difronte la frontiera con i suoi personaggi loschi, i suoi poliziotti e una nave militare che fa la ronda in acqua nel caso qualcuno tenti di passare a nuoto. Bibine e Blanquette sono pronte per i controlli. Tiph passa senza problemi. « Dove sei nato ? Quando ? Quanto sei alto ? » mi chiedono alla frontiera per assicurarsi che sia veramente io quello della foto sul passaporto. Non mi riconoscono. In effetti sebbene la foto sia di soli due anni fa, barba e capelli lunghi mi rendono quasi irriconoscibile. Mi alzo i capelli per mostrare le orecchie. « Guardatemi il naso » dico loro, quello è inconfondibile e non è cambiato. « ok, ok » un timbro, un sorriso e posso finalmente oltrepassare la linea immaginaria che divide i due Stati. Tiphaine : mentre facevamo la fila dicevo per l'appunto a Marco di quanto fosse cambiato negli ultimi due anni e non solo fisicamente. Lo si nota nella foto, aveva ancora il profilo di un galletto in carriera, tutto pettinato e barba curata, ben vestito...oggi ha piuttosto l'area di un vagabondo che non si è fatto una doccia da giorni, che ha dimenticato che cosa sia un rasoio, una cravatta e in quale giorno della settimana si trovi. Non sono sorpresa che la polizia alla frontiera si ponga qualche domanda. L'orologio va avanti di un'ora, dalle Lire si passa ai Lari, chiese ortodosse sostituiscono le moschee, qui sigarette e l'alcool sono venduti ovunque, in gran quantità e a prezzi ridicoli, le auto sgommano e accelerano all'impazzata in gesti d'improvvisa euforia, i capelli sono ora di un biondo russo così come i tratti somatici della gente. Grattacieli, insegne luminose, casinò, locali di strip-tease....giù i veli, fuori le tette, güle güle Turchia, benvenuta Georgia, siamo a Batumi ! Non è un caso che una città del genere nasca proprio vicino al confine. Reprimi questo, reprimi quest'altro e tutti i turchi vengono a qui, alla Las Vegas del Mar nero, come la chiamanno loro, a darsi alla pazza gioia. Pedaliamo tra un misto di palazzoni in stile sovietico e scintillanti edifici moderni appena costruiti. A piazza d 'Europa, le Ferrari e le Lamborghini si parcheggiano lungo gli hotel lussuosi mentre un gruppo manifesta per la legalizzazione della marijuana proprio di fronte. Scopriamo il gerogiano, il suo alfabeto e la sua pronuncia :« გამარჯობა » si legge gamargiobà e significa ciao, poi per chiedere dell'acqua bisogna essere capaci di pronunciare « tskali » o riuscire a scriverlo nella loro lingua « წყალი » mi preparo a morire di sete... Un bagno nel mar nero e poi via a gambe elevate, ce ne andiamo a praticare il georgiano sugli alpeggi dell'Agiaria.
Marco e Tiphaine Dopo un mese passato sul vasto altopiano turco a quota mille, scendiamo veloci fino al livello del mare: si ricomincia da zero. Eccolo finalmente il mar nero ! Due grosse corsie ad alta percorrenza costeggiano tutto il tratto fino al confine. Fanno da gran protagoniste e il mare sullo sfondo assume il ruolo di semplice comparsa. Giacca catarifrangente gialla, luci bici e casco accese, attraversiamo dei lunghi tunnel. Più avanziamo e più il livello diventa difficile. Marciapiedi stretti , buchi a terra, ostacoli sporgenti....sembra di stare all'interno di un videogame, ma si gioca con una sola vita ! Per qualche motivo non troviamo più 100TL (l'equivalente di 33€), la cosa mi da sui nervi, ci avremmo potuto mangiare per una settimana abbondante, ma alla fine cosa possiamo farci ? Niente ! Quindi mi rilasso, accetto il dato di fatto e mi dico : « come sarà, sarà ! Prendiamola come un gioco » In tasca ci rimangono 15TL (5€). Parte la sfida : 15TL per 5 giorni per raggiungere la frontiera. Staremo a vedere. Salutiamo Hasan e non appena ci mettiamo a pedalare ci raggiungono 5 ciclisti croati, vogliono arrivare a Baku prima dell'innagurazione dei primi giochi europei. Ma cosa c'entra Baku con l 'Europa ? Forse è una monovra per farsi amici gli azeri ricchi di petrolio ? Chi lo sa. Sta di fatto che pedaliamo insieme per un po' e ci offrono il pranzo.
Sono già due cicloturisti che incontriamo che ci dicono : Se andate a Rize, passate dai pompieri ! Al 117esimo chilometro della giornata sono ormai in riserva, ma la speranza di ricevere un'eventuale accoglienza mi da la forza per gli ultimi metri. La scritta rossa bianca « itfaiyeci » (pompieri) appare come un salvagente in un mare in tempesta. Entrate, entrate...con l'idrogetto una pulita hai piedi e alle bici tutte infangate, poi cena, doccia e fragole ! Alle 6:30 del mattino, prima che il capo arrivi : « Marco, Tiphaine, la colazione è pronta ! ». Altro che albergo. Prima di andare via ci danno una busta con due mega panini super farciti...che siano benedetti ! Arriviamo a Arhavi giusto in tempo per goderci il tramonto. Stasera un porticciolo sarà la nostra casa. La gente che vi abita ci adotta e alle 7:00 del mattino i bambini ci chiamano... due famiglie intere sono riunite intorno al tavolo che non ho mai visto così carico di cibo, non c'è nemmeno lo spazio per mettere i piattini per mangiare....è la nostra colazione d'addio, siamo ormai a 30km dal confine. I cinque giorni sono passati, stiamo per raggiungere il nuovo Paese e abbiamo ancora le 15TL in tasca, da mangiare non ci è mai mancato e la cosa buffa e che non abbiamo neanche dovuto chiedere. |
AutoriMarco + Tiphaine: cicloviaggiatori alla scoperta del Mondo e di realtà ecosostenibili VideoNEWS-LETTERSEGUICI SUSCRIVICIT-ShirtFOTOCategories
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