Grazie a Marco Totaro per il montaggio.
Il vento soffia forte, spieghiamo le vele, viaggiamo silenziosamente a 6 nodi.
Di notte arriviamo quatti quatti a Santa Pola, un porto dove ormeggiano in prevalenza yachts. Di fronte ce ne è uno da 2 milioni di euro. Curioso, inizio a parlare con la coppia che vi è a bordo. Loro non sono i proprietari. Era chiaro, lo si leggeva dalle facce che non erano per niente snob ;). Ci spiegano che sono assunti; lui come capitano e chef, lei come marinaio. Lo yacht è affittato a 6.000 euro al giorno escluso cibarie e carburante. Hanno lavorato bene, quasi 60 giorni questa stagione. È tutta l'estate che portano a spasso ricconi tra Ibiza e Formentera. Ci invitano subito a fare un giro all'interno. Nella sala macchine due enormi motori da 1.600 cavalli si danno da fare per consumare più di 500 euro di benzina all'ora. A bordo sembra di entrare in un lussuosissimo hotel. L'impianto stereo assicura che la musica raggiunga ogni angolo dell'imbarcazione, fondamentale affinchè i clienti si divertano. A suon di galloni i comfort ci sono tutti: aria condizionata, lavatrice, cucina iperaccessoriata, tv enormi, barbecue, acqua calda, wifi ecc. ecc. Il giorno dopo lasciamo il porto. Confrontati alla flotta dei roboanti yacht che ci circondano, ripartiamo in punta di piedi. La barca a vela ti immerge negli elementi. Tu, la natura e nessun altro. Più questo tête à tête è lungo e più il silenzio prende spazio nella tua mente, i pensieri si acquietano e lentamente una sensazione di benessere ti pervade. Dall'altro lato lo yacht propone, ai propri passeggeri, una serie di intrattenimenti che tengono la mente occupata. I pensieri vengono messi a tacere e si vive un'illusione di spensieratezza. Il contrasto è forte. A Formentera ormeggiamo in una delle spiagge più gettonate. Un omino dal capello lungo unto e una muta rossa, con dietro scritto “Number#1 Ibiza”, scheggia sul suo gommone tra le imbarcazioni. Dei tipi, dal loro motoscafo, gli fanno un cenno. Lui si avvicina e da un elegante borsone escono bicchieri, ghiaccio e bottiglie. Offre un servizio di cocktail express. Geniale! Per quanto la baia sia protetta le onde dei traghetti ci scuotono ripetutamente. Ne passa uno ogni 5min. Siamo ad ottobre e il traffico marino tra Formentera e Ibiza sembra non avere tregua. Ci allontaniamo dall'isola dei “parties” ed impostiamo la rotta a 85°Est, direzione Sardegna. Quando Orione è ormai alto e la stella di Sirius è ad un paio di metri dall'orizzonte significa che il mio turno è finito. Qualsiasi cosa diventa un riferimento utile per orientarsi in questa massa d'acqua sconfinata. E pensare che una volta si navigava con le stelle. La luna è piena e la sua luce riflette ovunque. Queste condizioni particolari permettono di vedere il plancton che, illuminato, scintilla ai bordi della carena. L'atmosfera è magica. “Terraaa..!” vediamo la Sardegna da lontano. Fa strano arrivare in Italia da una barca. Dalla Spagna, lo Stivale, visto dalle ruote delle nostre bici, sembrava ancora molto lontano. La convivenza in spazi ristrettissimi e per lunghi periodi inizia a farsi sentire. È il momento di salutarsi.
Marco La mattina ci svegliamo con calma e loro, Igor e Griet, con ancora più calma. Sono reduci di una traversata di 8 giorni e sono piuttosto provati. Pensano di restare ad Almerimar ancora 10/15 giorni e poi puntare la prua verso la Sardegna passando da Formentera. Ci propongono di aiutarli con i lavori a bordo in cambio della traversata. Speravamo che ce lo chiedessero. Accordo fatto e per siglarlo ci diamo tutti un grande abbraccio. È la prima volta che facciamo barca stop, siamo stati davvero fortunati! Nella settimana a venire le cose da fare non mancano: pulizia e cucitura della vela, rifacimento del silicone per rendere impermeabili le finestre e altre piccole riparazioni. Il porto è un ambiente tutto a sè. Potresti rimanerci mesi senza per questo entrare in contatto con la gente locale. Le relazioni avvengono principalmente tra vicini di barca e i manovali, nel caso in cui si neccessiti di riparazioni. Incredibile il numero di persone che sceglie di vivere sulla propria barca. I nomi sulle carene non conoscono limiti di fantasia. Affianco a noi c'è la Slick e a bordo Tim. Lui è di Boston e sta tornando a casa dopo aver passato quattro anni a girare il Mondo. Un viaggio che negli ultimi 12 mesi è diventato molto introspettivo, ci confessa durante un aperitivo. La sua famiglia è una delle poche a capo del business di energia nucleare negli USA. Soldi non gli mancano. Rimango a bocca aperta quando mi dice che, per evitare un tratto soggetto ad attacchi da parte dei pirati del mare, ha speso 30.000 euro per farsi trasportare la barca via terra. Viaggiare è sempre fonte d'ispirazione e Tim durante il suo girovagare ha maturato un'idea che se riuscisse a realizzare sarebbe rivoluzionaria. Come una famosa scena del film “Ritorno al Futuro” afferma di aver trovato il sistema per creare energia da qualsiasi tipo di rifiuto. Chissà, forse un giorno sentiremo parlare di lui (qui il suo sito). Fino ad oggi avevamo il vento a favore ed ora che decidiamo di salpare ce l'abbiamo proprio sul muso. Per quanto la barca a vela sia sinonimo di libertà bisogna fare i conti con gli elementi della natura. A differenza di un'auto, in mare non ti puoi fermare quando vuoi. Si avanza sempre e di notte si fanno i turni. Se non vuoi farti tartassare dalle tariffe portuali, che possono variare dai 20 ai 150/300 euro giornalieri, è necessaria una dettagliata pianificazione dei porti in cui passare o in alternativa conoscere luoghi in cui le condizioni per ancorare siano favorevoli. Igor dice: “una barca richiede o troppi soldi o troppo tempo”. E non ha tutti i torti se si considera anche l'enorme cura e manutenzione di cui ha bisogno. Devo ammettere che avevo proprio un'altra idea: preferisco essere un semplice passeggero! Domani si parte o almeno così è previsto. Meno male, perchè non ne potevo più di rimanere fermo nel porto.
Bello o cattivo tempo si va avanti. Allo scadere del mio turno attraversiamo un temporale. Sono stremato, scendo giù in cabina, sveglio Tiphaine, ripongo la frontale e l'impermeabile al muro che ora, come il letto e il resto del natante, sono inclinati di 20°. Cado nelle braccia di morfeo, fuori piove, si avanza comunque.
Marco Da marinaleda a Granada gli agricoltori si sono sbizzarriti : uliveti a perdita d'occhio e solo a volte intervallati da qualche campo di...pannelli solari, non cresce nient'altro ! Sfortunatamente per i cicloturisti di passaggio, le ho assaggiate per voi, le olive appena colte non sono affatto buone ! Niente che si possa mangiare durante il cammino ! Andiamo in altitudine : 851mt e gli ulivi sono sempre là anche lungo le pendenze della montagna. 16 Settembre h11:00 del mattino, più sporchi che mai arriviamo a Granada.
Programma di oggi : bagno nel mediterraneo ! C'è un italiano che aspetta da mesi un mare calmo e caldo. Per l'occasione è riuscito a svegliarsi presto ! C'imbarchiamo in una lunga discesa attraverso la Sierra Nevada, un canyon interminabile ci guida, magico! Non sappiamo ancora quello che ci aspetta. Avvivinandoci alla costa, superiamo dei campi di avocado, poi chilometri quadrati di plastica ricoprono la montagna e i bordi del mare. Che orrore ! Come è possible ? Ma che c'è sotto questa plastica? E bene, mi dispiace dirvelo ma sono principalmente i meloni, i peperoni ed i pomodori che mangiamo tutto l'anno, compreso in inverno, provenienza: Spagna. Le serre garantiscono 3 semine all' anno. Durante il periodo di raccolta circa 3.000 camion al giorno lasciano la regione. La nazionale non regge più questo flusso e una bella autostrada è in costruzione. Un disastro. Senza considerare, secondo delle voci, gli immigrati, avvolte clandestini, che sottopagati e in pessime condizioni ci lavorano. Durante i chilometri di strada percorsi tra le serre, posso dirvi che un forte odore di prodotti chimici dilagava...vi lascio immaginare nelle serre! Eravamo combattuti tra, risalire la costa fino in Francia o collaudare la nostra prima esperienza di barca-stop per raggiungere la Francia o l'Ialia. Un centinaio di chilometri tra le serre ci sono bastati, al porto di Adra tentiamo la fortuna. Ci consigliano quello di Almerimar. Secondo lo Yatch club di Adra per noi ci sono scarse possibilità: 2 persone, 2 bici, di cui una reclinata, sono un po' troppe per una barca a vela. Inoltre, la stagione fredda è alle porte, le imbarcazione arrivano nei porti o per restare tutto l'inverno o per ripartire verso zone più calde, in direzione Isole Canarie....mhh e se cambiassimo i nostri piani ? Ad Almerimar, c'è da leccarsi i baffi, è pieno di barche a vela!!! Facciamo fare due risate ai ragazzi della capitaneria con il nostro annuncio e per come siamo conciati. Chiediamo loro la destinazione di tutte le barche che entrano ed escono dal porto...2 ore più tardi e dopo ever incotrato un'italiana che tornava dal giro del mondo in barca a vela, andiamo ad interrogare le imbarcazioni ormeggiate. Nessuno a bordo...barca troppo piccola...quando all'improvviso : -Sconosciuto : « This is a bike for lazy people » -Marco : « No, this is for intelligent people :) ! » - Sconosciuto: “Can I try ?” - Marco : “Sure ! Do you have a boat?” Un'ora più tardi ceniamo con Igor e Griet nel cockpit della loro barca. Vogliono andare in Sardegna per l'invernaggio, ma dialogare con i porti è difficile perchè non parlano italiano. Ci propongono una cabina per la notte, domani li aiutiamo a chiamare. La loro barca si chiama MissTerre “A sailing boat looking for a better world”. Mi piace ! Niente è certo ma già sogniamo :) Tiphaine C'è un comune nel sud della Spagna che fa una cosa molto semplice: usa i soldi dei cittadini per i cittadini! Questo posto si chiama Marinaleda. “La casa è di chi l'abita è vile chi lo ignora il tempo è dei filosofi la terra di chi la lavora” Dimmi bel giovane - Francesco Bertelli (1871) Pedaliamo già da qualche giorno in Andalusia e le colline verdeggianti del nord del Paese lasciano il posto ad ampie distese di campi coltivati a cereali, girasoli, ulivi e cotone. È un'altra Spagna. Per un tratto un ciclista ci fa compagnia e scambiamo due chiacchiere. David: “Da queste parti si vive di terra e la vita è più semplice. La gente non cerca di fare soldi piuttosto cerca di lavorare meno. Non saranno ricchi, ma la qualità della vita è più alta”. Continua: “Le persone sono anche più partecipi alla vita comune. Se c'è da ripare un marciapiede, lo faranno. Non se ne staranno con le braccia incrociate aspettando che qualcuno faccia qualcosa”.
Marinaleda, invece è un ottimo esempio di gestione dei soldi comuni in termini di servizi offerti ai propri cittadini. Il diritto ad una abitazione, allo sport, all'espressione e al lavoro, sono ideali che la classe politica di questo paesino ha messo in pratica. Alcuni esempi degni di essere elecanti: - I campi sportivi all'aperto e al chiuso sono gratuiti. Solo la piscina costa ben €5 per un abbonnamento annuale. - Per l'asilo cifre da “capogiro”, 12 euro al mese, mensa inclusa. - La ciliegina sulla torta: la casa ad un costo di €15 al mese. Il terreno è offerto dal comune, gli operai, i materiali e il progetto sono pagati grazie ad un accordo che i comuni hanno con la regione andalusa. Alla persona che ci andrà ad abitare è rischiesta la sua partecipazione alla costruzione e la quota mensile. - I muri della città e una radio locale sono messi a disposizione per la libertà d'espressione. Una domanda sorge spontanea: Come fanno a sostenere tutto ciò? Intervistiamo Dolores, consigliera della giunta comunale e parte attiva delle manifastazioni del '79: “Una buona gestione dei soldi e cooperazione sono fondamentali”. Marinaleda riceve dallo Stato e dall'Europa gli stessi soldi di tutti gli altri comuni della regione. La regola è semplice, tutto ciò che ottengono lo riversano sui servizi, senza speculazioni, e al costo. (Mi chiedo: ma non dovrebbe essere già così? Cosa fanno gli altri comuni allora?) Non c'è nessuno che ci guadagna sopra. Tutti percepiscono lo stesso stipendio, compreso il sindaco. Guadagni meno, è vero, ma con i servizi offerti spendi pochissimo. Dall'altro canto temi come, consumo critico, impatto ambientale, ecocostruzioni, autosufficienza energetica e sostenibilità in generale, sembrano essere argomenti ancora lontani. Inoltre, come dappertutto, anche qui la nuova generazione è un po’ allo sbando. Avvolte alzano troppo il gomito con l'alcool altre sfrecciano nelle macchine con la musica a “palla”. I vecchietti seduti al parco la domenica liquidano così: “I giovani non hanno voglia di lavorare!!” Marinaleda non è un paese “utopico” come lo definiscono in tanti, quasi ad indicare qualcosa di lontano, irrangiungibile. Lo definirei piuttosto “reale, concreto” esiste e come i comuni di tutto il resto del Mondo ha le sue problematiche e non è perfetto. Prendiamo ciò che ha di buono e facciamone tesoro.
Quei ragazzi del '79 hanno lottato per i loro ideali e ora quegli ideali sono diventati realtà. Marinaleda è un modello da prendere come esempio? Si, per quanto riguarda la gestione dei soldi pubblici. Quanto durerà? Non lo sappiamo. Come per un mancato passaggio di consegna se per un qualsiasi motivo, quei valori non dovessero essere trasmessi o recepiti dalla nuova generazione, ecco che saremo punto e a capo. La storia si ripete, d'altronde non è così da secoli? Marco |
AutoriMarco + Tiphaine: cicloviaggiatori alla scoperta del Mondo e di realtà ecosostenibili VideoNEWS-LETTERSEGUICI SUSCRIVICIT-ShirtFOTOCategories
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May 2019
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