Qual è la casa migliore per l'essere umano? - si è chiesto Adrian Butuc quando è giunta l'ora di costruirsi un tetto per sé e la sua famiglia. Ma la Terra, ovviamente!
Ispirato dalla forma sferica, ecco che ha pensato di costruirne una il più simile possibile al nostro globo. Il risultato? Una casa geodetica! Il link è Ecocase, per chiunque voglia farsene costruire una. Adrian le fa e le spedisce in tutto il Mondo.
Maggio 2017
Dopo aver attraversato l'Iran e poi l'Armenia, abbiamo pedalato diritti verso il porto di Batumi, in Georgia, alla volta dell'Europa! Incredibile, dopo tre anni in bicicletta stiamo veramente pedalando verso casa! Ecco un time-lapse a bordo della Ms Greifswald, lasciando il porto di Batumi.
Giugno 2017
Nel bel mezzo della Transilvania incontriamo Janos, Maria e i loro tre bambini. Da qualche anno hanno abbandonato una vita da città in favore di una vita in campagna. Janos è diventato un punto di riferimento per le eco-costruzioni in Romania. È stato un bello scambio di esperienze quello avuto con loro nei giorni trascorsi insieme. Janos ci dedica un'intervista. Ed eccoci qui, ma prima... Coliba Verde è il nome del loro progetto di vita. Dateci un'occhiata su FB. Feb 2017 Sei del pomeriggio, sono appena arrivato all’aeroporto di Theran! La missione è: raggiungere Marco e Tiphaine - il famoso team Cyclolenti - a Bam (Patrimoine UNESCO), nel sud dell'Iran e pedalare con loro un mese risalendo poi verso Ispahan. Ma prima di quel momento, un grosso ostacolo: trovare una bicicletta! La mia scoperta dell'Iran inizia dunque da Teheran, dal suo rumore e dalle sue automobili, tra i quali la gentilezza degli Iraniani scompare istantaneamente per lasciare spazio ad una follia e ad un’imprudenza su strada che lascerebbero perplesso finanche il campione di rally Sébastien Loeb! Piuttosto scoraggiato nell’immaginarmi pedalare in questo marasma urbano, incontro Saied (un membro della rete Warmshower) che mi mette in contatto con il signor Gilan, responsabile vendite dei negozi Giant a Teheran. Qui, prima scoperta, l’ospitalità in Iran non è una parola vuota, ma un'arte portata al suo grado più alto (e non è che l'inizio!): il tè prima di ogni cosa, poi i biscotti, poi gli amici del direttore che vengono a salutarmi per tutta la giornata. Parto la sera con una bici pronta ad affrontare le strade e i sentieri iraniani, ma soprattutto con l’entusiasmo della coppia Cyclolenti, direi in forma smagliante dopo tre anni di viaggio. Arrivo a Darzin dove Marco e Tiphaine sono “domiciliati”. Li incontro di buon mattino, che gioia rivederli!!! Tre anni di viaggio, ne hanno di aneddoti da raccontare!! Approfitto per contrattaccare Marco sui dolci orientali di cui sicuramente ha abusato in Oman a giudicare dalla pancetta, visto che siamo stati invitati a partecipare ai preparativi per la festa. E sì, questa sera a casa di chi ci sta ospitando, è il compleanno della mamma. E allora via al vino di datteri – illegale - e all’oppio, vietato ma ugualmente consumato. È trascorsa una settimana da quando sono in Iran e ho a malapena pedalato, se non quei pochi giorni vicino Bam. Ma anche lì gli Iraniani ci hanno riservato un’accoglienza degna di Dario il Grande. Comincio allora a prendere coscienza che in Iran non sarà facile pedalare. Ma non per tutti i luoghi comuni che ci si può figurare come quelli su una religione sfegatata, sulle strade in pessimo stato o per una diffidenza nei confronti di chi è straniero… No, no! Non sarà facile pedalare per il loro senso di accoglienza e calorosità smisurati! “Venite a prendere un po’ di tè?”/ “Vi fermate per cena?” “Grazie mille, ma dobbiamo riprendere la strada…” “Ma come! Mia madre sta già cucinando!” / “Ma è tardi, dovete restare a dormire!” Ehhhh… Per di più ho l’impressione che i CycloLenti amino molto incontrare la gente, discutere attorno a un Kebab koobideh (carne cotta alla brace) o dei pistacchi e lasciarsi trasportare dalla corrente del viaggio… Eccoci allora a Kerman con le sacche piene di datteri offerti dagli Iraniani al nostro passaggio a Bam e la testa già piena di ricordi: la faccia di Tiphaine dopo aver sparato col fucile o la scoperta di un’antichissima fortezza nel deserto per la quale dobbiamo dire grazie a Sajad, un super Iraniano che abbiamo incrociato sul nostro cammino. Dopo due giorni di pedalata, arriviamo a Zarand, piccola città industriale incastonata tra montagne e deserto che non sembra avere molto di attraente. Ma nient’affatto, invece! Ancora una volta gli Iraniani ci mostrano che il loro paese racchiude tesori ancora inviolati: vecchie moschee, antiche torri d’avvistamento, cucina tradizionale, villaggi tipici distrutti da un terremoto e molto molto altro ancora… Questa volta i datteri fanno posto ai pistacchi e noi decidiamo di prendere la strada di montagna per raggiungere Yazd, città di commercio costruita 3000 anni fa ai confini del deserto. Dopo tre giorni in bicicletta arriviamo, così, a Yazd. Durante il tragitto il nostro percorso si è incrociato con quello di Mehdi, di Merhnaz e di tutti gli altri membri di un gruppo yoga proveniente da Teheran per un ritiro spirituale in montagna. Ancora una volta abbiamo mangiato bene, riso molto e abbiamo potuto approfittare del loro inglese per cercare di penetrare gli inifinti misteri che circondano l’Iran e la cultura persiana. Non ve l’ho ancora detto, ma a forza di parlare con le mani e con i piedi (curiosamente Marco sembra avere già delle sacre competenze in materia. Forse perché viene del Sud Italia??), il nostro livello di Farsi (lingua persiana) comincia a salire alle stelle soprattutto nelle frasi culinarie: Khosh masé! (deliziosi!), Khely khub! (buonissimi!), Tchai mikhai (vuoi del tè?) e per il famoso Bokhor bokhor! (Mangia mangia!). Per me è già la metà del viaggio! A Yazd le scoperte continuano ed è il turno di Hassan che ci porta in giro ovunque, nel deserto con degli amici, poi al campionato internazionale di beach soccer (e sì, colpo di fortuna, l’Iran è la migliore squadra del Mondo e molte squadre internazionali sono riunite a Yadz proprio quando ci siamo noi), al villaggio zoroastriano di Shams (la più antica religione monoteista al mondo), al campo di arrampicata della regione… Partiamo da Yazd esausti, ma ancora tanto motivati. L’Iran non ha ancora finito con noi! I dintorni di Hossein ci incantano con le rovine di Persepolis e le tombe di Naqsh e Rostam. Anche Marco, che non è un adoratore di antiche rovine, sembra impressionato. A Shiraz, abbiamo bisogno di una pausa! Invitati nelle case degli iraniani sistematicamente fino a quel momento, decidiamo di cercare un alberghetto tranquillo per riposarci un po’. Come di solito siamo fortunati e ci imbattiamo in Souvashun, un albergo gestito da Hamed e sua madre, la Maman (dicono in Farsi). Con l’aiuto di una ONG iraniana molto impegnata nella protezione di vecchi edifici hanno rinnovato una antica casa tradizionale. Tra la tranquillità del posto, i manicaretti di Maman, le risate di Hamed e le spiegazioni storiche di Masoud e Mina (la sorella di Hamed) siamo pieni di attenzioni e ci fermiamo lì per tre notti senza aver esplorato molto Shiraz, ma avendo tanto parlato! Per me si avvicina sempre di più la fine del viaggio e decidiamo, per la mia ultima settimana in Iran, di raggiungere Ispahan passando per le montagne occupate dai Lohrs Bakhtiary, antica tribù nomade in parte sedentarizzata. I paesaggi secchi e desertici fanno posto ai colori della primavera e alle verdi vallate. Le pedalate diventano più difficili quanto più i pendii diventano ripidi, ma la bellezza del paesaggio vale tutti gli sforzi. Fioccano inviti quando il sole splende e pic nic per la cena. Gli iraniani ci fanno scoprire senza riserve tutto il fascino della loro regione. In ogni nuova casa, Tiphaine infila e prova abiti tradizionali, una vera indossatrice! E poi, non ve l’ho detto, il 6 aprile Tiphaine si è avvicinata ancora un po’ di più alla soglia dei 30 anni! Grazie ad Hamed, Marco ha potuto degustare il vinello di Shiraz del quale ci siamo deliziati anche io e Tiphaine ai piedi delle montagne. Pedalando con la testa annebbiata dai vapori dell’alcool, siamo infine arrivati ad Ispahan. A Ispahan, mi restano due giorni prima di tornare a Teheran e riprendere l’aereo. Yec Doost, il warmshower che ci ospita, ci spalanca le porte del suo Mondo fatto di quietudine, calma e sensibilità, ci fa partecipi dei suoi viaggi in Iran a piedi e della sua voglia d’India e di meditazione. Anche questa volta i discorsi hanno prevalso sulle visite in città ed io riparto da Ispahan senza saper bene quello che ho visto e quello che ho perso, ma è veramente un problema? Ed è a Ispahan che noi ci separiamo, la coppia CycloLenti continua il suo percorso mentre per me è già l’ora del ritorno. Ho la testa piena di ricordi e il cuore meravigliato e gioioso per tutti gli incontri che ho fatto, ma scosso perché sto per lasciare Marco, Tiphiane e l’Iran! Clément (CycloLenti+) PS: Ma sono io o questo non è un addio? Ci rivediamo nei Carpazi, nella terra di Alessandro il Grande? Ai posteri... Beach soccer match Meraviglie Iraniane Tiphaine prova abiti tradizionali Pedalando, qualche volta Selfie Time Ciao da me, alla prossima!
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AutoriMarco + Tiphaine: cicloviaggiatori alla scoperta del Mondo e di realtà ecosostenibili VideoNEWS-LETTERSEGUICI SUSCRIVICIT-ShirtFOTOCategories
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